Cosenza
Minaccia di morte una donna. Assolto in primo grado, condannato in appello
L’episodio avvenuto a Rende. La donna, insieme al compagno, rientrando a casa venne raggiunta da una lunga serie di insulti e minacce di morte da parte del nipote dell’uomo che, assolto in primo grado, è stato invece ritenuto colpevole e condannato in appello
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COSENZA – Capita di assistere a verdetti di condanna di primo grado che vengono successivamente riformati in secondo grado con giudizi di assoluzione. Più difficile, invece, è che una sentenza di assoluzione venga ribaltata in appello con una condanna. Quella che ha inflitto dopo il Giudice Monocratico del Tribunale di Cosenza, rappresentato dalla Dott.ssa Francesca Familiari, nei confronti di un 42enne condannato al risarcimento del danno in favore delle persone offese, difese dagli avvocati Domenico De Maio e Mario Alberelli.
La vicenda giudiziaria ha origine alla fine di agosto di 6 anni fa e destò particolare turbamento per le modalità con cui si è verificata, perché l’imputato è il nipote del convivente della donna. La coppia, le 54 anni e lui 65, giunti nei pressi della loro abitazione in una località isolata a Rende e dove non transitava nessuno, poco prima di rincasare vennero raggiunti da un ventaglio di offese e gravi intimidazioni da parte del nipote dell’uomo che abitava al primo piano del loro stesso edificio. Nonostante la coppia fosse oramai rientrata in casa l’uomo, anche alla presenza di alcuni ospiti e della moglie, continuò per diversi minuti a inveire contro la coppia con parolacce e offese, anche di matrice sessista e di natura sessuale, arrivando anche a minacciarli di morte.
A questo punto la coppia decise di sporgere querela presso la stazione dei Carabinieri per denunciare l’accaduto. Dalla querela si è arrivati al processo innanzi al Giudice di Pace di Cosenza che ritenne il narrato delle vittime poco attendibile e si è concluse con l’assoluzione dell’uomo. Ma i due non si sono dati per vinti e, sicuri delle loro ragioni, hanno proposto appello contro l’originaria sentenza, anche se privi di testimoni e nonostante l’imputato fosse forte delle deposizioni di ben quattro testimoni a suo favore, oltre che dell’assoluzione iniziale. La caparbietà delle vittime ha incontrato l’attenzione del Giudice Monocratico del Tribunale di Cosenza che ha invece riconosciuto la colpa dell’uomo e pronunciato sentenza penale di condanna al risarcimento del danno in favore della donna e del compagno.



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