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Cosenza, nell’ultimo anno 282 casi di violenza sulle donne

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Cosenza, nell’ultimo anno 282 casi di violenza sulle donne

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codice rosso carabinieri violenza genere 3

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza ha tracciato un quadro riepilogativo della situazione registrata in questo anno nella provincia

 

 

COSENZA – Ad oggi, i casi trattati dall’Arma, sull’intero territorio provinciale, sono stati complessivamente 282, con una media di quasi 26 eventi al mese, in aumento rispetto al decorso anno. Da un’analisi più dettagliata dei 282 casi presi in carico dai Reparti dell’Arma, si osserva che in gran parte sono riconducibili ad episodi di maltrattamenti in famiglia (135 eventi) ed atti persecutori (110), mentre per i rimanenti 37 casi i carabinieri hanno proceduto per il reato particolarmente grave di violenza sessuale.

Complessivamente, i carabinieri hanno proceduto ad arrestare in flagranza di reato 12 persone, mentre altre 36 sono state tratte in arresto in esecuzione di altrettante misure cautelari. In altri 31 casi, a conclusione delle indagini, i carabinieri hanno dato esecuzione a provvedimenti dispositivi dell’allontanamento dalla casa familiare, del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa o del divieto di dimora nella località di residenza della vittima. Infine, ulteriori 262 persone sono state deferite all’Autorità giudiziaria principalmente per situazioni di maltrattamento in famiglia ed atti persecutori.
Pertanto, il quadro conclusivo sull’attività di contrasto posta in essere dai Carabinieri in tutta la provincia nel corso del 2020, evidenzia che sono state adottati provvedimenti, in flagranza di reato o a conclusione di attività investigative, complessivamente nei confronti di 341 soggetti, con un andamento statistico in sensibile incremento rispetto al decorso anno.

I dati, oltre ad inquadrare la rilevanza del fenomeno, dimostrano concretamente l’impegno dei carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza ad affrontare con responsabilità ed in modo risoluto la problematica, mettendo in campo professionalità e competenze che certamente derivano anche dall’esperienza maturata su strada, sulle piazze, in centinaia di interventi effettuati il più delle volte a seguito di violenze maturate all’interno del focolare domestico, laddove le vittime credono di essere al sicuro da ogni rischio. Purtroppo, la quarantena forzata ha inciso negativamente rendendo ancora più marcato il pericolo di abusi fisici e/o psicologici per donne e bambini che convivono all’interno delle mura domestiche con uomini violenti ed aggressivi. È fondamentale ricordare sempre l’importanza di denunciare immediatamente alle Autorità competenti ogni atto di violenza, in modo da interrompere da subito quella che potrebbe diventare una spirale inarrestabile di violenza.

Dal 2019 è stata resa operativa presso il Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza la “Stanza tutta per sé”, realizzata grazie alla collaborazione con l’associazione Soroptmist: un ambiente allestito in modo che la donna possa sentirsi a proprio agio nel raccontare di volta in volta le emozioni negative vissute, venendo accolta da personale specializzato in uno spazio protetto e riservato che consente alle vittime di violenza di sentirsi rassicurate in un momento di comprensibile timore, incertezza e sconforto.
Infatti, nell’ambito di un protocollo sottoscritto dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e dalla Presidente del Soroptimist al fine di disciplinare l’attività di collaborazione nell’ambito del progetto “Una stanza tutta per sé”, sono contenute le linee guida per l’arredamento delle stanze, che deve tener conto della psicologia dei colori e delle immagini. Ogni stanza è dotata di un sistema audio-video per la verbalizzazione computerizzata che evita alla vittima più momenti di testimonianza e che può servire per la fase processuale successiva. Inoltre, in un ambiente attiguo alla stanza è stato previsto un angolo per l’accoglienza o lo svago dei bambini che accompagnano la mamma, che potrebbero essere stati a loro volta oggetto di violenza diretta o assistita.

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