Calabria
Recovery Plan, briciole alle grandi infrastrutture calabresi. E sparisce l’alta velocità
Nessun grande progetto per la Calabria inserito nel Recovery Plan approvato dal Governo. Spirlì “pronti piani per 4,5 miliardi”. Oliverio “totale assenza, all’interno delle grandi scelte strategiche”
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CATANZARO – Praticamente nulla in Calabria per quanto riguarda i grandi progetti infrastrutturali che il Governo ha inserito nel corposo volume del Recovery Plan. Non ci sono più tracce dell’Alta Velocità da Salerno a Reggio Calabria ma si parla in linea generica solo di “massima velocizzazione” dell’attuale Ferrovia Tirrenica Meridionale. E sulla Ferrovia Jonica nel documento del Recovery – spiega Roberto Galati dell’associazione “Ferrovie in Calabria – è citato come un oracolo interpretabile a piacimento, quando si parla di “Resilienza, Upgrade ed elettrificazione” di varie linee ferroviarie italiane, comprese alcune in Sardegna per le quali non è ovviamente prevista l’elettrificazione per motivi storici. Chi garantisce che questo documento preveda il completamento dell’elettrificazione della Ferrovia Jonica? Sia dove è già in corso (Catanzaro Lido – Sibari) e sia dove ancora manca il finanziamento (Catanzaro Lido – Melito PS). Scomparsa nel nulla la Catanzaro Lido – Lamezia TC. Poco a nulla anche sulle infrastrutture stradali fatta eccezione per la tratta jonica tra l’altra già finanziata. Anche per il porto di Gioia Tauro nessun grande investimento ma più in generale tutto il sistema portuale calabrese. Cancellato il Progetto del Ponte sullo Stretto o di altre forme alternative di attraversamento. Nessun aiuto specifico per gli aeroporti calabresi. Via anche gli investimenti per la crescita sostenibile dalle filiere produttive alle foreste urbane.
«Nessuna nuova, buona nuova. L’Italia è stata devastata dall’azione del Governo Conte, che è pure riuscito a trasformare il detto in “nessuna nuova, mala nova” ha tuonato Spirlì. È evidente che la Calabria non è nel cuore del ministro De Micheli, come dimostrato dalla fuffa che ha sempre inserito nei suoi interventi sul e per il territorio calabrese». Lo dichiara il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, in merito al Recovery plan approvato dal Governo. “Per De Micheli – continua Spirlì –, il ponte sullo Stretto potrebbe benissimo essere sostituito da una ciclabile. Quanto al porto di Gioia Tauro, dal ministro piacentino ha avuto la stessa considerazione di una mestolata di brodo con anolini industriali. Per non dire del progetto sull’Alta velocità che, probabilmente, sarà stato confuso con i limiti di velocità che la stessa De Micheli avrà certamente superato mentre si allontanava dalla Calabria. Al ministro – aggiunge il presidente – siamo simpatici quanto un pugno sui denti. Probabilmente, De Micheli e il suo Governo hanno l’urgenza di servire altri territori, visto che, tra i grandi progetti previsti, non ce n’è uno che riguarda la Calabria. Per fortuna, questa regione sa fare da sé, dal momento che è riuscita a presentare progetti seri e concreti, per un ammontare di 4,5 miliardi, per le infrastrutture stradali, portuali e ferroviarie. Il nostro auspicio è che nessuno abbia intenzione di ribaltarli per penalizzarci ulteriormente. Ringrazio l’assessore alle Infrastrutture, Domenica Catalfamo, e il dipartimento Programmazione, diretto da Maurizio Nicolai, per il lavoro svolto e per l’alta qualità dei progetti presentati: sono – conclude Spirlì – una speranza in più per la Calabria e per quelle nuove generazioni che non dovranno patire le mutilazioni dettate dall’ottusità di ministri inesperti e improvvisati. Mi auguro che la nostra regione e l’Italia possano dimenticare presto De Micheli e il suo Governo».
Duro anche il commento dell’ex Presidente Mario Oliverio: “Il testo del nuovo ‘Piano di ripresa e resilienza’ (più noto come Next generation Italia), presentato al Consiglio dei Ministri 12 gennaio 2021, non solo non migliora le analisi e le proposte sul Mezzogiorno, ma ne aggrava le prospettive in particolare per la Calabria. Un’analisi assolutamente inadeguata, incredibilmente distante dalle valutazioni emerse nel ricco ed intenso dibattito di questi mesi che ha registrato l’intervento di autorevoli meridionalisti ed economisti, di rappresentanze istituzionali e di centri di elaborazione e di ricerca. Quel che più colpisce è l’assenza, all’interno delle grandi scelte strategiche, di proposte concrete di sviluppo del Mezzogiorno e della Calabria. Penso – scrive Oliverio alla programmazione sulle infrastrutture, ai temi della sicurezza del territorio, a quello dei servizi a partire dalla Sanità e della riorganizzazione amministrativa dello Stato. Tra le inadempienze più clamorose ci sono le questioni dell’alta velocità e del sistema portuale. Si conferma una vecchia impostazione delle Ferrovie dello Stato, subita passivamente dai governi nazionali compreso l’attuale e contrastata dalla Giunta regionale da me presieduta, di fermare l’alta velocità a Salerno (ad eccezione degli interventi precedentemente previsti sulla direttrice per Bari); al contrario per la direttrice verso la Calabria e la Sicilia, si indica una mera “velocizzazione”. Un tradimento clamoroso di annunci e di impegni anche recenti” ha continuato Oliverio. “Nulla di concreto per le infrastrutture lineari stradali tranne la riconferma di interventi già previsti e finanziati in particolare lungo la dorsale ionica. Una vera e propria truffa, a esclusivo vantaggio dei porti del Nord, è quella relativa ai grandi porti del Mezzogiorno a partire da Gioia Tauro. L’unico elemento di concretezza – ridicolo rispetto alle necessità di sviluppo – è relativo ai porti del sistema dello Stretto, per i quali ci si limita a interventi di efficientamento energetico. Si rischia così di vanificare i grandi sforzi realizzati per fare uscire il porto di Gioia Tauro dalla crisi con un graduale riposizionamento sul mercato dei traffici internazionali delle merci. Parole vaghe – continua Oliverio – su altri settori con la circostanza che la presunta destinazione del 67% delle risorse al Mezzogiorno, non si evince dal merito delle proposte fatte. In alcuni casi, come per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, la proposta del Governo è al di sotto di quanto finanziato ed avviato dalla Giunta regionale della Calabria negli anni scorsi. La Calabria deve contrastare adeguatamente e subito questo progetto che ipoteca programmi e risorse per il prossimo decennio. Il Governo non può approfittare dell’attuale condizione di debolezza politica ed istituzionale della Calabria per compiere scelte che sarebbero un vero e proprio colpo mortale alle aspettative di sviluppo economico e sociale, di crescita delle imprese e di occupazione in particolare dei giovani e dello donne. La Calabria – conclude – non può perdere questa opportunità: sarebbe una grave e negativa ipoteca sul suo futuro”.
Coldiretti Calabria : “Bozza governo taglia rivoluzione green”
“Con i tagli all’agroalimentare e per la crescita sostenibile, si può fermare la decisa svolta verso la rivoluzione verde in atto nel Paese, che rappresenta l’obiettivo degli stessi fondi comunitari. E’ quanto denuncia la Coldiretti nel sottolineare che la nuova versione del Recovery Plan condiziona le possibilità di rilancio dell’Italia, in controtendenza alla destinazione green dei fondi europei”. Vengono infatti tolte incomprensibilmente risorse per la crescita sostenibile, dalle filiere produttive alle foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, dagli invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua alla chimica verde e alle bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici. L’Italia rischia così di essere l’unico Paese dell’Unione Europea a non valorizzare nei progetti il proprio potenziale agricolo ed alimentare, che rappresenta una realtà di primato a livello europeo ed internazionale”. “Non è accettabile – afferma il Presidente di Coldiretti Calabria Franco Aceto – questo cambio di strategia in un momento in cui proprio l’emergenza globale in atto, ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza sempre più richieste. Ora più che mai è necessario investire per superare le fragilità presenti anche nella nostra regione, difendere la sovranità alimentare italiana, ridurre la dipendenza dall’estero, incentivando l’agricoltura di qualità investendo nelle infrastrutture e sostenendo le imprese in difficoltà, per valorizzare appieno le grandi produzioni locali. Anche al nostro territorio serve un cambio di passo dopo quanto vissuto in questi mesi: l’agricoltura e la pesca sono storicamente settori a maggiore resilienza, che, anche in tempo di pandemia, non si sono mai fermati per continuare a garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, ma è fondamentale sostenere il più possibile il lavoro delle nostre imprese e con loro, l’economia e l’occupazione regionale come dimostra l’aumento di nascite di nuove imprese agricole under 35 negli ultimi 5 anni, in netta controtendenza rispetto agli altri settori che può essere consolidato con attività direttamente collegate all’agroalimentare”



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