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Omicidio Cerminara: smentite le accuse rivolte a Cicero dai pentiti, slitta la sentenza
Angelo Cerminara, vittima di lupara bianca, non sarebbe stato ucciso per sancire la ‘Pax mafiosa’ in città.
CATANZARO – Una corposa memoria resa dalla difesa pone a confronto le dichiarazioni dei teste con quelle dei collaboratori di giustizia. Del delitto sono sospettati Domenico Cicero, Vincenzo Liberato Candreva e Riccardo Greco ufficialmente morto suicida nel carcere di Rebibbia a due anni dagli arresti dell’operazione Anaconda. Tutti e tre furono assolti in primo grado per ‘non aver commesso il fatto’ dalla Corte d’Assise di Cosenza. Poi l’inaspettato ‘Pesce d’Aprile’. Il sostituto procuratore Eugenio Facciolla, l’1 Aprile 2015, ribalta la sentenza chiedendo nuovamente l’ergastolo come accadde nel corso del processo tenutosi nel Tribunale di Cosenza.
Buona parte dell’impianto accusatorio che identifica Domenico Cicero quale mandante dell’uccisione di Cerminara portata a termine da Candreva ‘il Vichingo’ e Riccardo Greco detto ‘Cesarino’ si baserebbe sulle testimonianze rese dai collaboratori di giustizia. Dichiarazioni in cui, secondo i legali della difesa, nulla viene chiarito sulla sparizione di Cerminara, mentre sul coinvolgimento del boss del clan di San Vito si fa riferimento solo ed esclusivamente a discorsi che sarebbero stati pronunciati da Michele Bruni alla presenza della moglie, di Foggetti e di Galdi. Nei documenti depositati dall’avvocato Chiaia legale difensore di Domenico Cicero pare emergere come in realtà Cerminara era solito nelle ultime settimane uscire di casa armato non perché temesse i ‘colleghi’ della cosca di San Vito, ma per le minacce rivoltegli attraverso una lettera da Michele Bruni prima di morire nel carcere di Livorno. La truffa portata a termine da Cerminara cui proventi non furono spartiti, e che ne avrebbe decretato l’uccisione, pare inoltre interessasse un amico di Bruni.
Anche le testimoniane rese dalle forze dell’ordine smentirebbero sia le ‘voci’ dei pentiti sulla volontà di Cerminare di costituirsi come collaboratore di giustizia sia la ventilata trattativa per istaurare la ‘pax mafiosa’ visto che proprio in quel periodo furono ordinate perquisizioni a carico degli esponenti di entrambi i gruppi criminali per ‘stemperare’ il clima rovente che si respirava tra le ‘ndrine bruzie. Non vi sarebbe quindi alcun movente che avrebbe spinto Cicero a ‘far sparire’ Cerminara. A decidere sul caso sarà la sentenza che verrà emessa a Catanzaro il prossimo 29 Giugno.



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