Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Carabinieri uccisi sull’A3, processo ‘ndrangheta stragista’ iniziato e subito rinviato

Calabria

Carabinieri uccisi sull’A3, processo ‘ndrangheta stragista’ iniziato e subito rinviato

Gli agguati in Calabria rientrano nella strategia stragista di Cosa nostra e ‘Ndrangheta nei primi anni ’90 al fine di destabilizzare lo Stato per ottenere anch’essi vantaggi di vario genere

Pubblicato

il

attentato carabinieri fava garofalo 1

REGGIO CALABRIA – È iniziato ed è stato subito rinviato al prossimo 27 ottobre, il processo “‘Ndrangheta stragista”, conclusosi in primo grado nel luglio 2020 con la condanna all’ergastolo del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e di Rocco Santo Filippone. Entrambi sono accusati di essere i mandanti degli attentati ai carabinieri compiuti in Calabria tra il 1993 e il 1994 in uno dei quali, il 18 gennaio 1994, nei pressi dello svincolo di Scilla dell’autostrada A3, morirono i militari Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.

Il legale di Garofalo “lesione dei diritti difensivi”

La prima udienza del processo di secondo grado si è celebrata davanti al presidente della Corte d’Assise d’Appello, Bruno Muscolo. Dopo la costituzione delle parti, il difensore di Graviano, l’avvocato Giuseppe Aloisio, ha sollevato un problema di lesione dei diritti difensivi chiedendo alla Corte di riaprire i termini per la presentazione dei motivi aggiunti di appello. Questo perché Graviano, secondo l’avvocato, ha avuto solo negli ultimi giorni la possibilità di accesso agli atti processuali e in particolare alla sentenza di primo grado. Un problema che Graviano aveva già sottoposto in una recente lettera. Oggi in aula ha comunicato di aver chiesto chiarimenti al Dap. Che dalla casa circondariale di Terni, dove Graviano è detenuto al 41 bis, ancora non sono arrivati. Dopo al relazione del Dap, il presidente Muscolo deciderà se riaprire i termini per la presentazione dei motivi aggiunti di appello.

Cosa nostra e ‘Ndrangheta dietro le stragi degli anni ’90

Così come in primo grado, l’accusa è stata rappresenta dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e dal sostituto Walter Ignazitto applicato alla Procura generale per questo processo nato da un’inchiesta della Dda, guidata da Giovanni Bombardieri, che è riuscita a dimostrare come gli agguati ai carabinieri nella provincia reggina, rientrassero nella strategia stragista di Cosa nostra e ‘Ndrangheta nei primi anni ’90. Nella sentenza di primo grado è emerso che “dietro tutto non vi sono state soltanto le organizzazioni criminali, ma anche tutta una serie di soggetti provenienti da differenti contesti (politici, massonici, servizi segreti), che hanno agito al fine di destabilizzare lo Stato per ottenere anch’essi vantaggi di vario genere, approfittando anche di un momento di crisi dei partiti tradizionali”. Il riferimento è anche ai “mandanti politici” rimasti impuniti di cui ha scritto la Corte d’Assise di Reggio che ha condannato al carcere a vita Graviano e Filippone. .

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA