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Acqua sversata in mare. A2A “non siamo responsabili dell’uso della risorsa a valle”

Calabria

Acqua sversata in mare. A2A “non siamo responsabili dell’uso della risorsa a valle”

La risposta del gruppo A2A dopo la denuncia del presidente del Consorzio di bonifica dello Ionio Crotonese sullo spreco di acqua pubblica

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A2A tubature

CROTONE – “Con riferimento alle recenti e reiterate dichiarazioni concernenti un presunto ‘sversamento in mare’ delle acque turbinate dalle centrali idroelettriche A2A di Orichella, Timpagrande e Calusia, il Gruppo ritiene utile puntualizzare che quanto avviene alla risorsa idrica a valle dello scarico della centrale di Calusia non rientra nelle proprie prerogative di concessionaria né nelle proprie correlate responsabilità”. E’ quanto si afferma in un comunicato dell’azienda A2A che gestisce gli impianti idroelettrici del crotonese.

“Pertanto, qualora Enti e Istituzioni locali intendessero realizzare un diverso uso di tali acque a valle di Calusia – è detto nel comunicato – A2A non solleverebbe alcuna obiezione. Ciò che però non può essere oggetto di confusione sono da un lato i diritti sanciti da concessioni vigenti, funzionali alla produzione di energia rinnovabile della quale il nostro Paese ha e avrà sempre maggior bisogno, e gli sprechi e gli abusi della preziosa risorsa idrica che troppo spesso comportano una ridotta disponibilità della stessa proprio dove e quando essa è più necessaria. La strada per ottimizzare gli usi dell’acqua pubblica non è dissiparne quantità sempre maggiori tra prelievi abusivi, infrastrutture di adduzione e distribuzione fatiscenti, assenza di contabilizzazione dei consumi e tecniche di irrigazione vetuste, ma passa necessariamente per interventi infrastrutturali non più rimandabili. A2A ricorda a tale proposito – riporta ancora il testo – di avere proposto alla Regione soluzioni di ottimizzazione che possano accrescere in futuro le disponibilità irrigue senza pregiudicare eccessivamente la produzione di energia rinnovabile, e di essere in attesa di una valutazione di tali proposte, per le quali conferma la propria disponibilità all’Amministrazione regionale”.

L’allarme del Consorzio di bonifica dello Ionio Crotonese

La risposta del Gruppo A2A arriva dopo che in mattinata Roberto Torchia, presidente del Consorzio di bonifica dello Ionio Crotonese, in una “video lettera aperta” inviata alle massime cariche istituzionali dello Stato e della Regione segnalava quello che definiva uno “spreco” di acqua che potrebbe essere meglio gestita mentre invece finisce in mare“.

“Crediamo sia giunta l’ora di impedire che centinaia di milioni di metri cubi d’acqua di proprietà pubblica, vada a finire a mare, mentre intere comunità ed il comparto agricolo e turistico si trovino assetati per interi periodi dell’anno” spiegava in una nota, Roberto Torchia. “Dopo anni di emergenze siccità, di innumerevoli interlocuzioni istituzionali supportate da report tecnici puntuali, di racconti di reti vetuste, di sprechi ed allacci abusivi combattuti, e di auto assunzioni di responsabilità – sostiene Torchia – siamo andati oltre. Ed abbiamo prima scoperto, poi ‘riportato’ e finanche documentato che più di 200 milioni di metri cubi di acqua all’anno vengono sversati in mare. C’è un dato specifico ed inequivocabile: un privato viene legittimato a produrre energia e profitti con concessioni di uso di acqua pubblica ed, al termine dell’uso attraverso salti e delle centraline, può tranquillamente sversare l’acqua a mare mentre, nei periodi di piena emergenza, pretende, dalla stessa Regione Calabria, quei rilasci in più che invece sono indispensabili per comuni ed imprese agricole e turistiche”. “Con le immagini realizzate – sostiene ancora il presidente del Consorzio – tutti potranno essere al corrente di ciò che accade per davvero, per essere edotti e per giudicare se siamo noi pazzi nel considerare tutto ciò aberrante. Ma non basta giudicare, chiediamo che si decida e ci si determini sui principali diritti pubblici dei cittadini che amministrate/amministriamo. E’ necessario che quei tutti di cui sopra, condividano se una convenzione del 1969 può ancora oggi determinare che principi costituzionali sull’uso dell’acqua pubblica possano essere sovvertiti. E’ necessario che quei tutti di cui sopra, condividano se debba prevalere l’interesse di un privato a fare reddito piuttosto che l’interesse collettivo di rimanere nella propria terra non più assetata”.

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