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Famiglie calabresi sempre più povere. E crescono le richieste di reddito (+9,6%)

Calabria

Famiglie calabresi sempre più povere. E crescono le richieste di reddito (+9,6%)

Si amplia la forbice tra le famiglie che spendono di più e quelle che spendono di meno. I maggiori consumi non compensano l’inflazione

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COSENZA – Nel 2021 quasi 2 milioni di famiglie italiane si trovano in condizione di povertà assoluta (il 7,5% del totale rispetto al 7,7% nel 2020) e si conferma sostanzialmente ai massimi storici mai toccati in Italia. Si tratta in totale di circa 5,6 milioni di individui (il 9,4%). I dati nell’ultimo rapporto Istat dove viene evidenziata anche una crescita anche della povertà relativa (ovvero le difficoltà economiche nella fruizione di beni e servizi delle persone o in determinate aree geografiche in rapporto al livello economico medio di vita) dove l’incidenza sale all’11,1% (da 10,1% del 2020) e le famiglie sotto la soglia minima sono circa 2,9 milioni (2,6 milioni nel 2020).

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ISTAT

Di tutte le famiglie che si trovano in povertà assoluta, il 10,0% si trova nel Mezzogiorno, il 6,7% al Nord e 5,6% al Centro. Su scala regionale Puglia (27,5%), Campania (22,8%) e Calabria (20,3%) sono le regioni che registrano valori più elevati dell’incidenza, mentre Trentino-Alto Adige (4,5%), Friuli-Venezia Giulia (5,7%) e Lombardia (5,9%) presentano i valori più bassi, in tutti i casi, non significativamente diversi dallo scorso anno, ad eccezione della Puglia, quando era pari al 18,1%. La crescita generalizzata dell’incidenza di povertà relativa, specie al Sud, sono il frutto della dinamica della spesa per consumi delle famiglie appartenenti alle diverse classi di spesa familiare. Nel 2021, l’incremento relativamente contenuto della spesa delle famiglie meno abbienti e la crescita più consistente per le famiglie con alti livelli di consumo (che, al contrario, nel 2020, avevano registrato riduzioni più marcate) favoriscono un aumento generalizzato dell’incidenza di povertà relativa, ampliando la distanza tra le famiglie che spendono di più e quelle che spendono di meno.

In Calabria sempre più richieste di reddito. Boom nell’ultimo anno

A confermare lo stato di grande crisi delle famiglie calabresi anche il report sull’economia della Banca D’Italia dove ha evidenziato una sempre più richiesta di accesso al reddito di cittadinanza. Lo scorso dicembre le famiglie percettrici del Reddito o della Pensione di cittadinanza erano in Calabria quasi 89.000, in aumento del 9,6% rispetto a un anno prima e pari all’11% dei nuclei familiari residenti in regione”. Numeri in crescita nel rapporto annuale della Banca d’Italia che spiega come l’importo medio mensile ottenuto dai nuclei beneficiari dell’Reddito di cittadinanza in Calabria è risultato pari a 564 euro, un dato lievemente inferiore alla media nazionale (di 577 euro). Alla fine del 2021 era ormai cessata l’erogazione del Reddito di emergenza (Rem), una misura di sostegno di natura temporanea, le cui ultime quattro mensilità (delle sette del 2021) sono state corrisposte a partire da giugno a circa 45.000 nuclei, pari al 5,6% delle famiglie residenti in regione.

La Calabra è il sud del Sud. In questa regione il reddito pro-capite è appena di poco superiori alla metà di quello del centronord mentre il tasso di disoccupazione è il doppio – ha detto Sergio Magarelli – Direttore della Filiale di Canca d’Italia a Catanzaro. Le famiglie calabresi in situazione di povertà assoluta sono molto più numerose di tutte le altre regioni, comprese quelle del meridione“.

Il peso del lavoro che manca

La povertà assoluta resta stabile tra le famiglie con persona di riferimento occupata (pari al 7,0%) e che avevano risentito maggiormente degli effetti della crisi pandemica. Valori elevati si confermano per i dipendenti inquadrati nei livelli più bassi (13,3%) e, fra gli indipendenti, per coloro che svolgono un lavoro autonomo (7,8%), mentre nel confronto con il 2020 solamente le famiglie con persona di riferimento imprenditore o libero professionista mostrano segnali di miglioramento (1,8% dal 3,2% del 2020). Si conferma, inoltre, il disagio per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione, per le quali l’incidenza arriva al 22,6%.

Soffrono le famiglie numerose e con figli minori

L’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 22,6% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,6% tra quelle con quattro. Segnali di miglioramento provengono invece dalle famiglie di tre (da 8,5% a 7,1%) e di due componenti (da 5,7% a 5,0%). Il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l’incidenza passa dall’8,1% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,8% di quelle che ne hanno da tre in su. Valori elevati si registrano anche per le coppie con tre o più figli (20,0%) e per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari (16,3%).

L’incidenza di povertà è invece più bassa, al 5,5%, nelle famiglie con almeno un anziano e si conferma al 3,6% tra le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni (nel caso di persone sole con più di 64 anni l’incidenza è pari al 5,1%). In generale, la povertà familiare presenta un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento. Generalmente, infatti, le famiglie di giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati. La povertà assoluta riguarda il 9,4% delle famiglie con persona di riferimento tra i 18 e i 34 anni e il 5,2% di quelle con persona di riferimento oltre i 64 anni. I valori più elevati dell’incidenza si trovano tra le famiglie con persona di riferimento di 35-44 anni (9,9%) e tra quelle in cui la persona di riferimento ha fra i 45 e i 54 anni (9,7%), stabili rispetto al 2020.

In sofferenza le famiglie che vivono in affitto

L’incidenza di povertà assoluta varia anche a seconda del titolo di godimento dell’abitazione in cui si vive e la situazione è più critica per le famiglie che vivono in affitto. Le famiglie italiane povere che vivono in affitto nel 2021 sono state il 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 18,5%, contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà. Le famiglie in affitto residenti nel Mezzogiorno mostrano valori dell’incidenza di povertà assoluta pari al 22,4%, rispetto al 17,6% del Nord, con valori sostanzialmente stabili sul 2020, e al 15,4% del Centro (+3,1 punti percentuali).

 

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