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Askos – Back Home, un documentario sui reperti archeologici trafugati

Calabria

Askos – Back Home, un documentario sui reperti archeologici trafugati

È in lavorazione, in concomitanza della apertura della nuova campagna di scavi a Strongoli, il documentario “Askos – Back Home” diretto dal regista Antonio Martino, scritto con il giornalista Francesco Mollo

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COSENZA – Si intitola “Askos – Back Home” – Il canto della sirena, il documentario di Antonio Martino, scritto con il giornalista Francesco Mollo e prodotto da LAGO Film in collaborazione con Solaria Film. Un lavoro incentrato sull’attività di un piccolo drappello di carabinieri che, da anni, combatte contro chi scava illegalmente ma anche contro i più importanti musei del mondo, che vanno orgogliosi della propria collezione di reperti archeologici di origine magnogreca o romana: perché, spesso, molti dei pezzi esposti sono stati acquistati illegalmente sul mercato clandestino, alimentato da traffici che hanno origine nelle regioni del Centro e del Sud Italia, e dunque anche in Calabria.

Emblema di questo saccheggio è l’Askos di Strongoli, l’antica scultura bronzea, databile tra il 480 ed il 450 a. C. che i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico di Cosenza, dopo una lunga indagine, hanno ritrovato e riottenuto dal J. Paul Getty Museum, in California. La piccola scultura bronzea, alta circa 20 centimetri, che ha la forma di una sirena, mitica creatura, per metà umana e per metà uccello era stata trovata a Strongoli negli anni 80 durante uno scavo clandestino.

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L’Askos di Strongoli

E’ rientrato in Italia nel 2007 dopo l’accordo tra il governo italiano e il Paul Getty Museum che ha restituito altri 40 reperti detenuti illegalmente. Ma a fronte di qualche successo, il lavoro di recupero del patrimonio è tutt’altro che facile. In molti casi, anche di fronte alle schiaccianti prove della provenienza illegale del reperto esposto, i musei stranieri non restituiscono i beni. Ed è in lavorazione, proprio in concomitanza della apertura della nuova campagna di scavi a Strongoli, il documentario “Askos – Back Home”, dedicato alla ricostruzione della vicenda dell’unguentario di Strongoli – che dalla terra di Murge è tornata al Museo Archeologico di Crotone, passando per Svizzera e Stati Uniti – il film affronta anche l’antico conflitto tra tradizione e modernità, tra patrimonio storico e progresso tecnologico; tra radici e futuro.

«Ammaliati dal canto della sirena del progresso e del consumismo – dice il regista – i calabresi hanno trascorso l’ultimo secolo a rimuovere l’idea di povertà e arretratezza e, con esse, anche il passato: il desiderio di modernità ha travolto tutto, recidendo le radici e distruggendo anche le vestigia di una antica modernità: quella magnogreca». «Questo bisogno di affrancamento dal vecchio ha coinvolto anche la storia della regione, antica e moderna. L’imperativo della modernizzazione turbo-capitalista ha completamente travolto il territorio: le infrastrutture viarie, la meccanizzazione dell’agricoltura, l’industrializzazione hanno devastato ampie aree ricche di tracce magnogreche, romane e bruzie. E su ciò che è rimasto ha operato più l’archeologia illegale dei tombaroli che quella ufficiale della Soprintendenza. Nella quasi indifferenza o nel consenso della popolazione non informata del potenziale di sviluppo che da questo settore avrebbe potuto derivare alla Calabria, che invece ha continuato a inseguire modelli di modernizzazione “esterni”».

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