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Adescato in chat e pestato in strada

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Adescato in chat e pestato in strada

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COSENZA – Adescato, corteggiato e pestato. Sono questi i passaggi salienti che hanno caratterizzato la notte da incubo di Fabio, un 28enne

cosentino, omosessuale, adescato su un sito da un finto gay che gli ha proposto un incontro ma non per conoscersi e amarsi, ma per prestarlo. Fabio, ragazzo sincero, volto pulito, dai tratti somatici efebici, aveva sperato che quella chiacchierata on line con quel suo amico a distanza, fatta di paroline dolci, commenti affettuosi e, soprattutto, comprensione per quella condizione sessuale da tenere nascosta, non tanto per vergogna, ma per ignoranza di chi non accetta la diversità, fosse il preludio per qualcosa di più importante. E, infatti, erano bastate poche confidenze tra i due a far scattare in Fabio la voglia di dire sì a quell’incontro misterioso. Il 28enne è felicissimo, non vede l’ora di raggiungere Corigliano (punto dell’incontro, ndr) per conoscere chi, anche dietro uno schermo e una tastiera, l’aveva conquistato con tanta dolcezza. Arrivato a Corigliano, però, per Fabio è iniziato l’incubo. Il 28enne viene fatto salire in auto, dentro ci sono quattro ragazzi. Uno dei quattro, fingendosi omosessuale, fa partire la recita, gli altri, invece, cominciano a fare domande a Fabio. Quesiti generici che non spaventano Fabio: quanti anni hai?, hai avuto altri incontri al buio? hai avuto una storia seria? e quanti soldi hai? Questa è l’unica domanda che spiazza Fabio. Non riesce a capire perchè quei ragazzi insistono sui soldi. Una domanda alla quale darà risposta l’aggressione. Fabio viene toccato, ma non per piacere, ma perchè quei balordi vogliono soldi, soldi facili. Il 28enne cerca di ribellarsi, ma le sue resistenze sono inutili davanti alla rabbia di quei quattro balordi che lo spintonano, lo costringono a scendere dall’auto, lo pestano. I pugni e gli schiaffi gli piovono addosso con una ferocia inaudita. I “parassiti” si fermano solo quando spunta un’auto. Impauriti di essere scoperti, i balordi salgono in macchina e si allontanano a tutto gas. Fabio resta solo. E’ a terra, con il volto insanguinato, gli occhi gonfi di pianto, i vestiti stracciati. Al 28enne non eresta altro che contattare i carabinieri per chiedere aiuto. Quando i militari dell’Arma arrivano sul posto, Fabio è ancora in stato di shock, dolorante e con il volto rigato dalle lacrime e l’epressione impaurita. Ai detective della Benemerita racconta la cronologia dei fatti, sin dalla sua chiacchierata in chat. Ed è da qui che i carabinieri avviano le indagini, cercando di dare un nome ed un volto agli autori di questo pestaggio. Fabio, finita la sua testimonianza, risale in auto e si dirige verso casa. Nel tragitto pensa e ripensa a quanto gli è accaduto, pensa e ripensa a quel misterioso “angelo” in auto che gli ha salvato la vita. Sarebbe bastato qualche altro minuto e la storia del 28enne avrebbe avuto un epilogo diverso. Molto più tragico.

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