Area Urbana
Ora è ufficiale: uno su mille ce la fa
Il curriculum di Andrea Gentile è stato valutato dal Governo Renzi come il più qualificato in assoluto tra i tanti visionati per l’ingresso nel CdA dell’Istituto Nazionale Tumori.
COSENZA – Dunque, ora è certo: Andrea Gentile ha i titoli per occupare un posto del CdA dell’Istituto Nazionale Tumori. E non è affatto un elemento di rilevanza primaria che sul suo curriculum non risulti nemmeno un’esperienza lavorativa nel settore. Lo ha detto ufficialmente il Governo e se lo dice il Governo, che ha il compito di occuparsi dei bisogni dei cittadini, non c’è nulla su cui controbattere. L’avvocato Gentile può occupare quel posto perché se lo può permettere e perché, rispetto alle migliaia di curriculum visionati dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il suo è apparso il più qualificato alla carica. Si tratta, quindi, di semplice coincidenza (o strano scherzo del destino) se Andrea è il figlio del sottosegretario allo Sviluppo Economico e futuro ministro, Tonino Gentile.
L’Oragate e gli sms a Citrigno
Si tratta anche di pura casualità che il nome dei Gentile sia stato associato alla mancata uscita in edicola, nel febbraio del 2014, dell’Ora della Calabria a causa della notizia su un’indagine in corso nei confronti del giovane avvocato cosentino a pochi giorni dalla nomina del padre a sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti del Governo Renzi. Per quella vicenda di rotative bloccate (senza che ci fossero, come accertato successivamente, problemi di natura tecnica), dopo una inquietante telefonata notturna tra l’editore del giornale Alfredo Citrigno e lo stampatore Umberto De Rose, e dopo alcuni sms inviati da Andrea Gentile allo stesso Citrigno (nei quali sosteneva di aver parlato con De Rose e lo ringraziava per quello che avrebbe fatto) tutti, colpevoli diretti e non, sono stati scagionati. Tutti tranne uno: De Rose. Ma lo stampatore può stare tranquillo, la storia dell’Istituto Tumori, infatti, insegna che non bisogna mai dare nulla per scontato e che ‘uno su mille ce la fa’. Sempre.



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