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Nove condanne nel processo ‘Tesi’. 2 anni e 8 mesi per l’ex vicesindaco di Cosenza

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Nove condanne nel processo ‘Tesi’. 2 anni e 8 mesi per l’ex vicesindaco di Cosenza

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Sentenza di primo grado a Cosenza per il processo sulla società ‘Tesi’ operante nel settore dell’informatica e sui suoi rapporti con Fincalabra, la finanziaria della Regione Calabria.
 
COSENZA – Sia l’inchiesta che il processo sono stati trasferiti a Cosenza per competenza territoriale e si tratta di un troncone dell’indagine denominata ‘Why Not’. Nove persone sono state condannate e sette sono state assolte. Tra le persone condannate c’è l’ex vicesindaco di Cosenza Luciano Vigna, (2 anni e 8 mesi di reclusione). Stessa condanna di Vigna per Antonio Viapiana e Antonio Gargano. 4 anni di reclusione per l’ex consigliere comunale di Cosenza, Michelangelo Spataro, Gianluca Bilotti, Luigi Vacca, Michele Montagnese, Francesco Capocasale e Filomeno Pometti. Vigna, Spataro, Pometti, Capocasale, Bilotta, Vacca, Gargano, Montagnese e Viapiana sono stati condannati anche all’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e all’incapacità di esercitare uffici direttivi per la durata di dieci anni. Pometti, Bilotta, Montagnese, Spataro, Capocasale e Vacca sono stati interdetti per la durata di 5 anni dai pubblici uffici.
 

Assolto l’ex primo cittadino di Cosenza Salvatore Perugini

Sono stati assolti l’ex primo cittadino di Cosenza, Salvatore Perugini, Renato Pastore, Pietro Macrì, Saverio Fascì, Francesca Gaudenzi e Pasquale Citrigno (quest’ultimo era l’unica persona per il quale il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione.
 

Le reazioni alla sentenza

 

Pd: “Inopportuna la carica di Vigna a vicesindaco di Cosenza”

Il Partito Democratico ha espresso in una nota “grande soddisfazione per l’assoluzione di Salvatore Perugini nel processo Tesi. Tra le sentenze di condanna si registrano quelle a carico del Vice Sindaco di Cosenza Luciano Vigna e di Michelangelo Spataro Capogruppo di Forza Italia. Per quanto ci riguarda, riteniamo che il grado di colpevolezza è accertato solo in presenza di una condanna definitiva. Anche con una condanna di primo grado per noi rimane valido il principio della presunzione di innocenza, ciò nonostante però, abbiamo sempre ritenuto politicamente inopportuno che Luciano Vigna continuasse ad esercitare la funzione di Vice Sindaco e Michelangelo Spataro quella di Capogruppo di Forza Italia, partito di riferimento di Mario Occhiuto. Riteniamo altresì inopportuno, ed invitiamo il Commissario prefettizio dott. Carbone, ad assumere le dovute iniziative, che la gestione delle finanze di Palazzo dei Bruzi continuasse ad essere affidata alla società che è riconducibile a Gianluca Bilotta. Insomma, aldilà delle responsabilità che in via definitiva dovranno essere accertate sulla vicenda Tesi, non può essere sottovalutato il fatto che, alla luce di questa sentenza, il sindaco Mario Occhiuto, ha affidato il governo delle finanze comunali agli stessi soggetti che al momento della nomina ad assessore e consulente erano imputati ma oggi, seppur in primo grado, sono stati condannati per bancarotta fraudolenta ed interdetti dai pubblici uffici. Per entrambi la pena aggiuntiva, infatti, è quella dell’interdizione dai pubblici uffici. A questo punto è facile osservare che non sarà stato un caso che l’ultimo bilancio comunale, grazie alla loro conduzione, ha registrato il parere contrario dei revisori contabili”.
 

Ennio Morrone: “Sentenza che conferma la bontà delle mie scelte”

Sulla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale Ennio Morrone. “Nel rispetto assoluto del lavoro della magistratura – dichiara – e senza voler recedere dai capisaldi della mia formazione politica di scuola garantista, devo, purtroppo, constatare come il quadro che emerge dalla sentenza di primo grado riguardante il processo ‘Tesi’ confermi la bontà di alcune delle scelte del mio gruppo politico inerenti la fine anticipata della consiliatura guidata da Mario Occhiuto di cui tanto si è parlato pur non avendo, in molti, una contezza complessiva della situazione”.
“Sono indubbiamente dispiaciuto – dice Morrone – sul piano prettamente umano per le persone coinvolte e mi auguro che la vicenda processuale, negli ulteriori gradi di giudizio, vada diversamente. Tuttavia, è necessario operare anche delle consequenziali valutazioni politiche. Poiché, giusto ricordarlo, fra i motivi principali della rottura del rapporto politico col sindaco uscente della città di Cosenza, c’è stata proprio l’inamovibilità dell’ex vicesindaco e del suo entourage. Nonostante, in più circostanze, avessimo chiesto una verifica in seno alla maggioranza che contemplava un opportuno avvicendamento in quella postazione che non era, come si vociferava allora, una mera richiesta di ‘poltrone’, quanto il fondato dubbio relativo alla non totale serenità nella gestione della res publica. Il nostro, giusto ricordare anche questo e per rimanere in tema, fu uno sforzo notevole per garantire stabilità amministrativa in città testimoniato dal fatto che il Presidente del Consiglio comunale Luca Morrone votò a favore del bilancio col parere contrario dei revisori dovendo persino sottoscrivere un’assicurazione a tutela del suo patrimonio. Eppure, alla fine, non ottenemmo i risultati auspicabili. Tuttora – conclude Ennio Morrone – non riesco a comprendere le ragioni politiche di quel diniego da parte di Mario Occhiuto che tanto hanno influito sul corso degli eventi, malgrado le motivate e ripetute perplessità mostrate all’epoca, ben prima cioè che il clamore delle aule giudiziarie si facesse sentire”.

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