Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

La sanità calabrese: un affare tra … amici

Archivio Storico News

La sanità calabrese: un affare tra … amici

Pubblicato

il

af56278403ac58256eb00f28fe6b930b

COSENZA – Quando la Sanità è una questione di scelte. Di convenzienza. La Calabria finisce in prima.

In tv, sui giornali, sui netwoork e sui social. Che vergogna. Prima il “pistolero” di Rosarno, etichettato come ‘ndranghetista, solo per la sua provenienza calabrese, poi Report, che punta l’indice sulle tante, troppe ed allegre questioni sulla sanità. le telecamere della trasmiossione d’inchiesta di Milena Gabanelli, si aprono sul volto di Luigi Fedele, assessore regionale del Pdl che precisa: «Sono cose che vanno all’interno del processo a cui io non devo rispondere». Continuano con l’immagine di Domenico Tallini, che in giunta ha la delega al Personale, sempre Pdl: «Ehm, forse avremmo dovuto rifettere meglio». E infine si spostano sul governatore Giuseppe Scopelliti: «Dopo qualche mese le ho chiesto se lei non ritenesse opportuno mettersi da parte. E mi è stato risposto che lei continuava a essere un dirigente della Regione perché non è venuta meno alle sue funzioni». Sono le tre risposte raccolte dall’inviato di Report, Antonino Monteleone, sulla nomina di Alessandra Sarlo, voluta alla Regione dal centrodestra per guidare il dipartimento Controlli. Una scelta imbarazzante per via di ciò che nasconde: le richieste da parte del marito della manager, Vincenzo Giglio, di trovare un posto per la consorte alla Regione in cambio delle informazioni riservate passate al consigliere regionale Franco Morelli. Entrambi sono stati condannati (Giglio a 4 anni e 6 mesi, Morelli a 8 anni e 4 mesi) in primo grado. Il magistrato infedele chiedeva (e ottenne) una nomina all’Asp di Vibo, poi commissariata per mafia. Poi arrivò il secondo incarico, votato dall’esecutivo regionale e pure quello oggetto di un’inchiesta da parte della Procura di Catanzaro per via del metodo seguito. Oggi, quella nomina sembra non imbarazzare nessuno. E pure tutte le altre arrivate dopo il «cambiamo tutto» pronunciato dal governatore all’indomani della vittoria alle elezioni regionali. Un manifesto d’intenti che, in sanità, si è trasformato in uno stuolo di nomine e inaugurazioni elettorali che ricorda molto la Prima Repubblica. I colleghi di Corriere della Calabria, hanno fatto un report. Eccolo.

LE NOMINE – Il viaggio inizia con Carmelo Bellinvia. Candidato alle provinciali reggine con il centrodestra nel 2006: niente di fatto. Passano quattro anni, il centrodestra si prende la Regione e lui dirige l’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria. È anche titolare di un centro radiologico privato. Le quote di quella società sono passate ai figli e lui ci tiene a spiegare che «non c’è nessuna incompatibilità». Seconda tappa: l’Asp di Reggio Calabria, guidata da Rosanna Squillacioti. Il direttore del distretto sanitario di Reggio 1 è Enzo Malara. Non è uno specialista, è l’odontoiatra del governatore. E perché Scopelliti lo ha messo lì? «Non perché sono odontoiatra. Perché siamo amici». Sempre a Reggio, il direttore sanitario è Francesco Sarica, già assessore ai Lavori pubblici di Scopelliti ai tempi del “modello Reggio”. Che ne pensa Scopelliti? «Non è un delitto, non è un reato; è soltanto una scelta che può essere discutibile, che lei può mettere in discussione, ma che per me non ha alcun effetto. Se è stata fatta è sicuramente una scelta opportuna». Risposta alla Boskov («Rigore è quando arbitro fischia»), ma il presidente della giunta regionale va oltre e si autocita. Gli era già capitato una volta di rispondere così. A quei tempi, “Presa diretta” gli chiese perché avesse scelto un ex cestista amico suo nello staff che doveva lavorare per risolvere il problema dell’acqua salata a Reggio Calabria. Le due risposte sono sovrapponibili: «Preferisco decisamente avere gente con un percorso politico vicino al mio, anche identico al mio. Preferisco avere gente che so che è di specchiata moralità, che forse può anche non essere di una grande competenza, ma che comunque può crescere con me». La galleria continua con il dottore Bruno Porcino (la Squillacioti spieg che «si è dimesso»), zio dell’assessore regionale (e adesso senatore), Antonio Caridi. Poi c’è Francesco Cananzi, già consigliere provinciale di An e del Pdl. E poi c’è Teresa Leone, cognata di Cananzi. E Vincenzo Mollica, medico ospedaliero radiologo dell’Asp, vicesindaco di Siderno in quota Pdl, prima che il consiglio comunale fosse sciolto per mafia. Continuiamo con Natale D’Agostino, marito della dottoressa Antonella Freno, che era nel listino di Storace alla Regione Lazio ed è stata un assessore della giunta Scopelliti a Reggio. «Tutti curiosamente del Pdl», dice Monteleone. «Hanno lavorato nell’interesse dell’azienda, è una scelta di meritocrazia», risponde la Squillacioti. La stessa manager che ha violato il blocco delle assunzioni ed è stata salvata da Scopelliti: «Sì, la salvo perché credo in quello che stanno facendo». Nonostante il fatto che sia in pensione dal primo ottobre 2012. Il governatore ha le idee chiarissime: «Probabilmente è andata in pensione, ma ha rinunciato a tutte quelle condizioni favorevoli che venivano messe in campo proprio per agevolare evidentemente la fuoriuscita. Però è un aspetto che si sta chiarendo, che si è già chiarito. Non conosco adesso i termini, so soltanto che in atto non ci sono le condizioni per, diciamo così, avviare una procedura di natura diversa». Alzi la mano chi ha capito qualcosa. Si capisce benissimo, invece, la condizione di Vincenzo Scali, che «percepisce lo stipendio di 134 mila euro come direttore amministrativo, più 4818 euro al mese d’indennità per causa di servizio e infine 17 mila euro come consulente per il dipartimento trasporti della Regione Calabria, dove lavora solo 48 giorni l’anno».

IL PROTOCOLLO CON IL BAMBIN GESÙ – Da Reggio a Catanzaro, le telecamere di Report raccontano l’accordo tra la Regione e l’ospedale del Bambin Gesù. Un patto che durerà tre anni e costerà alle casse della Regione almeno 6 milioni di euro. E prevede che gli specialisti del centro d’eccellenza della Capitale svolgano visite e piccoli interventi in Calabria. Il fatto è che, stando ai primi risultati, l’obiettivo di ridurre l’emigrazione sanitaria è ben lontano dall’essere raggiunto: molti casi vengono seguiti a Roma. Il protocollo, per di più, conteneva errori banali, nonostante il dg del Pugliese-Ciaccio, Elga Rizzo, avesse delegato un esperto dell’azienda per seguirne gli aspetti burocratici. Chi era? Vittorio Prejanò, il suo compagno convivente, «ma era precedentemente già direttore amministrativo». Un quadretto edificante. Che, per Scopelliti ha una spiegazione semplice: «Conosciamo la cattiveria di una parte dei giornalisti». Un classico, se le cose non vanno bene è tutta colpa dei giornalisti. 

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA