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Indagati dirigenti ASP, il Tribunale del Malato: “Appalti solo per ‘amici'”
COSENZA – La Procura punta i riflettori sulla gestione economica dell’Asp.
Sono sette le persone ai vertici dell’Asp indagate per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico sospettate di aver affidato appalti senza gara e consulenze senza alcuna giustificazione. Gianfranco Scarpelli, direttore generale dell’Azienda Sanitaria; Nicola Gaetano, consulente ASP e tra i componenti del coordinamento regionale del PDL; Dario Gaetano, fratello di Nicola e dipendente della stessa Azienda Sanitaria; Maria Rita Iannini, dirigente dell’ufficio legale dell’ASP sezione di Paola; Aurora De Ciancio, dirigente dell’ufficio Ragioneria; Gennaro Sosto, dirigente dell’ufficio tecnico e Giovanni Lauricella, dirigente dell’ufficio legale dell’ASP sezione Cosenza avrebbero secondo la Corte dei Conti compiuto gravi irregolarità nella gestione economica dell’ente deputato ai servizi alla persona facendo lievitare i costi sostenuti dall’ASP. Il Tribunale del Malato che da tempo si occupa di far chiarezza su tutto ciò che di anomalo accade nel panorama sanitario cosentino parla di una situazione, quella dell’ASP di Cosenza dove “c’è spazio solo per amici non per professionalità e servizi”. “Leggiamo dai giornali di vicende che, ancora una volta, – dichiara in una nota il Tribunale del Malato Cosenza – vedono l’ASP di Cosenza in primo piano per presunte anomalie in appalti relativi ad incarichi affidati a figure professionali poste al fianco dei vertici aziendali. Da anni, denunciamo apertamente storture, vizi e difformità rispetto ad appalti e servizi essenziali, come ad esempio il servizio di emergenza urgenza 118 che soffre di un’organizzazione lacunosa. L’estate è già iniziata ma nessuna misura di rafforzamento e potenziamento dei servizi essenziali è ancora stata messa in atto; l’intero Alto Tirreno Cosentino è carente dei servizi di emergenza, essenziali per la tutela collettiva, eppure nessuna misura è stata adottata dall’ASP di Cosenza e dalla centrale operativa 118. È la storia di sempre, si sperperano fondi a tutta carica, a destra e a manca ma si elemosina nello spendere poche risorse che sarebbero essenziali per garantire servizi indispensabili, necessari, vitali e di massima urgenza vista la stagione estiva già iniziata e considerata la estrema carenza che la zona del comprensorio di Diamante avverte da anni e non solo nel periodo estivo. Ci sono sempre dietro i soliti meccanismi che portano, pretestuosamente, ad applicare normative europee lì dove sono previste deroghe espresse e applicando le deroghe lì dove non è assolutamente consentito farlo; ci ritroviamo dinanzi a funzionari e dirigenti che percepiscono lauti compensi mensili senza avere contezza delle norme di settore, in modo chiaro e preciso, né delle varie possibilità di applicazione di leggi e regolamenti. – così afferma l’avv. Domenico Oliva coordinatore territoriale per l’Alto Tirreno Cosentino del Tribunale per i Diritti del Malato – Senza contare, poi, che ci sono sempre figli primogeniti e figli di un Dio minore nel partecipare ad affidamenti annuali; alcuni sempre in prima fila, altri neanche convocati. Possibile che non si riesca mai ad offrire ad una popolazione, schiacciata da tasse destinate a garantire servizi essenziali, quegli stessi servizi ben organizzati e professionalmente validi lì dove serve davvero poco? Perché si deve eccellere sempre per approssimazione, disservizio, carenze, sperpero di risorse economiche, anomalie nell’esecuzione di servizi vitali? Perché non mettiamo medici ed infermieri con una formazione specifica per tale ruolo nella centrale operativa 118 cercando di eccellere garantendo che il soccorso venga gestito da un medico specialista in medicina d’urgenza e non da medici con specializzazioni che poco hanno a che vedere con emergenza e soccorso? Tali medici a che titolo si ritrovano in centrale operativa? Con concorsi, con incarichi, con mobilità interna, con distacco, a giusto titolo o no? Perché non si rende libera la formazione del personale volontario, struttura importante dell’emergenza provinciale, senza che ci si nasconda dietro al paravento della formazione, imposta dall’ASP a costi altissimi per consentire rimborsi a medici e infermieri istruttori che, alla fine, sono gli stessi che ritroviamo in centrale operativa? Cosa c’è dietro ai corsi e al centro di formazione ASP che opera nel settore? Poniamoci tutte queste domande cercando anche di darci una spiegazione che non sia approssimativa ma che abbia alla base dati di fatto precisi e concordanti. Solo così potremo auspicare un cambiamento e un miglioramento delle cose, di quelle cose che, in fondo, sono nostre in qualità di cittadini”.



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