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Cosenza: non solo malasanità, paziente ringrazia staff UTIC «vivo grazie a loro»

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Cosenza: non solo malasanità, paziente ringrazia staff UTIC «vivo grazie a loro»

Ha voluto rivolgere un grazie speciale a tutto il personale del Reparto UTIC dell’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza e raccontare la sua storia di buona sanità 

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COSENZA –  A scrivere alla nostra redazione è Marco, affetto dalla Sindrome di Brugada. “Seppur con qualche mese di ritardo è doveroso da parte mia ringraziare pubblicamente indistintamente tutto il personale (medici, infermieri e OSS) del reparto UTIC – Unità di terapia intensiva coronarica dell’Ospedale di Cosenza. Era il 2 gennaio scorso quando feci accesso tramite il pronto soccorso dell’ospedale per un malore avuto nei giorni precedenti. Seguito tutto l’iter di visite, consulenze cardiologiche e altri esami, nel corso della visita presso l’ambulatorio di cardiologia trovai il dott. G. Quirino, che mi visitò scrupolosamente sospettando che potessi avere la Sindrome di Brugada, meglio conosciuta forse come malattia della morte improvvisa”.

“Inutile dire quale possa essere stata la mia reazione – racconta Marco – però dovetti per forza nel mio interesse ricoverarmi presso l’UTIC. Arrivato in reparto da subito ho trovato tutto il personale ad accogliermi e, anche se è un paradosso, mi hanno fatto sentire a casa. Il mio stato d’animo e la preoccupazione mia e della mia famiglia che per ovvie ragioni aggiornavo dal letto non potendo accedere in ospedale, era altissima. La paura prende il sopravvento su tutto impedendoti di essere lucido e razionale; pensi che ci sia un errore che non può essere si innesca dentro te il meccanismo del rifiuto di accettare la diagnosi e convivere con questa malattia. Sono stati giorni lunghi, duri e difficili psicologicamente e fisicamente”.

“Arrivato il giorno della befana e dopo diverse visite e colloqui avuti con il dott. Quirino ebbi la conferma: si trattava della Sindrome di Brugada. L’ospedale me lo sono sentito cadere addosso ed è stato soprattutto in quel momento che ho avuto la vicinanza ed ho potuto toccare con mano la serietà, la professionalità, l’umanità di tutto il reparto. A parte il dott. Quirino (grazie al quale sono qui e posso raccontare questa storia e soprattutto vedere crescere mia figlia) è doveroso da parte mia ringraziare in particolar modo l’OSS che era con me proprio quando ricevetti la conferma della diagnosi. Tutto sembrava finito e mi sono trovato sprofondato nel buio più totale, ma lui era lì con me a tenermi la mano a rincuorarmi e starmi vicino in quel momento”.

“Ma non è il solo che voglio ringraziare. Un’altra persona nello specifico un’infermiera la sig.ra Giuliana che mi è stata vicino come una mamma, da quando ho avuto la diagnosi definitiva fino al giorno in cui sono stato accompagnato da lei in sala operatoria per l’intervento di impianto di un defibrillatore, unica soluzione per salvarmi la vita, e al giorno in cui ho lasciato il reparto per essere trasferito in degenza”.

“E’ stata dura – racconta – ma grazie alla loro umanità, professionalità e dedizione ne sto pian piano uscendo. La vita ci sottopone a delle prove a volte anche molto dure da superare, arrivano come fulmini al ciel sereno, mai pensi che una cosa del genere possa capitare a te, a volte ci sentiamo immuni da tutto ciò eppure non è affatto così siamo essere umani vulnerabili e allo steso tempo fragili. Mi sento fortunato rispetto a tante persone che invece non ce l’hanno fatta. Il mio speciale ringraziamento va a: dott. Quirino, dott. Talarico, dott.ssa Tomaselli e la dott.ssa Cloro. Agli infermieri: Nicola, Giovanni, Emanuele, Fabrizio, Anna, Orazio, Costanza, Paola, Carmela, Assunta, Maria, Giuliana, Vincenzo, Donatella, Antonia, Palmina, Rosaria e a tutti gli OSS per quello che quotidianamente fate e che avete fatto. Per ultimi ma non meno importanti tutta la mia famiglia, mia moglie e mia figlia che mi hanno dato e mi danno la forza di andare avanti giorno dopo giorno. Ritengo infatti che anche questa sanità debba essere  raccontata ed apprezzata”.

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