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Sal sogna …. New York

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Sal sogna …. New York

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COSENZA – La Calabria che piace agli States. C’è un calabrese che si candida a guidare New York. L’operazione politica è già iniziata. A raccontare il desiderio

di Sal Albanese e la sua aspirazione di diventare la guida di New York, un articolo del collega Pablo Petrasso, nell’edizione digitale del Corriere della Calabria. Il primo duello – si legge nel pezzo, di uno dei migliori cronisti calabresi – è andato in scena giovedì scorso. I candidati repubblicani e democratici che ambiscono alla poltrona di sindaco di New York – l’era Bloomberg, dopo dodici anni, è arrivata alla fine – si sono affrontati in un doppio dibattito organizzato dal New York Observer e della 92Y, influente associazione ebraica dell’Upper East Side. Nella sfida, con qualche possibilità di spuntarla, c’è anche un calabrese. Non un emigrante di seconda o terza generazione, ma proprio un “nativo”. Sal Albanese, già consigliere comunale di Brooklyn, è arrivato a New York a otto anni. E, 56 anni dopo quello sbarco carico di speranze, mette nel mirino una delle poltrone più ambite del mondo. Certo, dovrà affrontare una concorrenza agguerritissima e non parte tra i favoriti (i galloni vanno alla democratica Christine Quinn e al repubblicano Joe Lhota), ma la sua è un’altra storia da includere nel novero dell’immigrazione “di successo”. Albanese, la cui biografia non specifica la città natale, ha fatto il suo esordio in politica nel 1982 (dopo una breve carriera da insegnante nelle scuole pubbliche della città), quando, candidato nella circoscrizione di Brooklyn, riuscì a sconfiggere un consigliere repubblicano che dominava la scena da 21 anni. Accanto alla passione per la politica coltiva anche quella (lavorativa) per la finanza. Vive a Bay Ridge, a Brooklyn, con la moglie Lorraine e due figlie. Il suo slogan elettorale è “Cinque quartieri, un solo futuro” e, di recente, ha incassato l’endorsement di un sindacato dei trasporti che conta più di 1.500 iscritti. Forse non basterà a diventare il candidato democratico, ma la strada verso il voto è ancora lunga e Albanese – forse ricordando una certa testardaggine fissata nel patrimonio genetico – non ha intenzione di mollare.

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