Elvis: il boscaiolo che ha “accettato” l’innocenza di una 13enne

COSENZA – Tra le braccia dell’orco. Una squallida storia di abusi e violenza sessuale ai danni di una tredicenne, diventa la copertina della cronaca.

La storia, portata alla luce da alcuni parenti della bambina, preoccupati per il cambiamento della propria congiunta, diventata ben presto da allegra e spensierata, a cupa e triste, s’è concluso ieri con un verdetto di condanna, a quattro anni di reclusione, nei confronti di Elis Prendi, un boscaiolo albanese che aveva da tempo una relazione con la mamma della tredicenne. Il verdetto di condanna è stato emesso dal gup del tribunale di Cosenza (l’albanese, difeso di fiducia dall’avvocato Barbara Amendola, ndr) nel corso del processo, svoltosi con la formula dell’abbreviato. A chiedere, con forza ed insistenza, la condanna del boscaiolo ventisettenne, è stato il pm Salvatore Di Maio, titolare dell’inchiesta che, durante la sua lunga e articolata requisitoria, ha ricostruito, con dovizia di particolari e con raccapriaccianti elementi, l’inferno vissuto dalla tredicenne. Ma la cronaca, racconta anche di una storia nella storia, con una donna, sedotta, abbandonata e illusa e con una tredicenne, costretta a subire e sopportare le carezze dell’albanese, che di affetto tra le sue mani ne aveva ben poco, se non addirittura nulla. La storia, inoltre, racconta, che tra l’albanese e la donna, molto più grande di lui, la scintilla della passione, è stata accesa da Facebook. L’albanese, infatti, tra le tante donne, di differente età, con cui aveva stretto amicizia, ha scelto proprio la donna. Silvana, il nome è di fantasia, seppur sposata, aveva finito per cedere alle lusinghe di Elvis che, da abile dongiovanni, aveva fatto traballare le certezze sentimentali della donna, fino a conquistarla. Silvana, travolta dalla passione, aveva addirittura, “mollato” suo marito, proprio per passare il resto della sua vita tra le braccia del boscaiolo di Shkoder. Ma, ben presto, le attenzione e le dolcezze dell’albanese nei confronti di Silvana sono finite, non piu parole dolci, non più frasi romantiche, non più gentilezze, non più nessun pensiero d’amore. Elvis Prendi, una volta conquistato un posto di prestigio nel cuore di Silvana, s’è impossessatgo anche della casa, finendo per diventare un autentico rais. Silvana doveva solo servirlo e riverirlo. Senza se e senza ma e, soprattuto, senza poter nemmeno protestare. Non solo. Quando il fuoco dela passione su Silvana, s’è progressivamente spenta, Elvis, ha cominciato a spostare il mirino delle sue attenzioni morbose, nei confronti della tredicenne. Un giorno, infatti, l’albanese, approfittando della prolungata assenza di Silvana, convinse la tredicenne a sdraiarsi sul letto, inziiano così a giocare con la vita e l’innocenza di quella bambina, costringendola a seguirlo nei gironi dell’inferno. Peccaminoso e violento. Lo strano comportamento dela ragazzina, preoccupò i suoi familiari che, insospettiti di questa possibile e triste verità, di abusi e violenze, decisero di presentare un esposto contro l’uomo ai carabinieri. Il fascicolo, seguito personalmente dal procuratore capo della Repubblica di Cosenza, Dario Granieri, è sfociato in un’inchiesta giudiziaria che ha finito per travolgere anche la stessa Silvana, condannata, precedentemente, con la formula del patteggiamento, a due anni di reclusione. Non solo. Il capo dei pm, avanzò al gip anche la richiesta d’arresto per Elvis Prendi che, avendo cominciato a fiutare “puzza di bruciare” e sentire il tintinnio delle manette, lasciò Cosenza, cercando rifugio da alcuni connazionali in Piemonte. Ma la sua fuga, durò poco, i carabinieri, seguendo le tracce, lo rintracciarono in terra sabauda. L’epilogo di questa storia racconta di Silvana, sconfitta come donna, madre e amante, ma, per fortuna, dice anche anche di un demone condannato e di una ragazzina che, dopo essere stata trascinata all’inferno, può cominciare ritornare a vedere la luce e far pace. Con se stessa e con il mondo. Quello degli adulti, che ne hanno cannibalizzato sogni, speranze e sorrisi.