Unical: riservisti del tirocinio formativo attivo in rivolta «pari diritti e trasparenza»

Chiedono una proroga vista la scadenza stringente che prevede un pagamento immediato di circa 2.800 euro. L'università avrebbe potuto allungare il termine o allinearlo a quello del corso ordinario, mostrando maggiore comprensione

RENDE – La frustrazione e l’indignazione crescono tra un gruppo di docenti ammessi al corso di specializzazione per il sostegno didattico agli studenti con disabilità, noto come Tirocinio Formativo Attivo (TFA), IX ciclo, per l’anno accademico 2023- 2024 presso l’Università della Calabria. Questi docenti, riservisti grazie a tre anni di servizio su sostegno negli ultimi cinque anni, denunciano una situazione che non solo mina la loro professionalità, ma mette in luce profonde diseguaglianze all’interno del sistema universitario.

“Il problema nasce con il decreto legge n. 71 del 31 maggio 2024, che prevede in via straordinaria e transitoria – scrivono – la possibilità di conseguire la specializzazione per le attività di sostegno attraverso percorsi formativi attivati da INDIRE. Tuttavia, nonostante questo provvedimento assegni un ruolo centrale alle università nell’organizzazione dei suddetti percorsi, l’Università della Calabria sembra remare contro i diritti dei suoi stessi docenti”.

“Il 9 luglio scorso, l’Università della Calabria ha pubblicato un avviso per l’apertura delle immatricolazioni ai corsi TFA per i riservisti, imponendo una scadenza stringente e un pagamento immediato di 2.816,50 euro entro il 22 luglio 2024, come previsto dal bando. Sebbene questo pagamento fosse già noto, l’università avrebbe potuto allungare il termine o allinearlo a quello del corso ordinario, mostrando maggiore comprensione delle difficoltà dei docenti, anteponendo il proprio interesse economico a tutto il resto. Di fronte a questa ingiustizia, i docenti riservisti chiedono a gran voce una proroga dei termini per le immatricolazioni, allineandoli a quelli delle immatricolazioni ordinarie o almeno fino alla conversione del decreto legge n. 71.

Chiedono inoltre chiarezza su alcuni punti cruciali:
– l’attivazione dei corsi di formazione in convenzione con INDIRE;
– la possibilità di imputare la tassa di immatricolazione del TFA all’iscrizione ai corsi INDIRE;
– il rimborso della tassa di immatricolazione nel caso di iscrizione a corsi INDIRE attivati da altre università.

“L’assenza di risposte da parte dell’Università della Calabria è assordante. Nonostante siano stati chiesti chiarimenti al Rettore e alle figure di riferimento del TFA – proseguono i riservisti – non è stata ottenuta alcuna risposta. Questo silenzio complice, non solo compromette il diritto dei riservisti a scegliere il percorso formativo più adatto, ma mette a nudo una cruda verità: le istituzioni accademiche, che dovrebbero essere faro di empatia, inclusione e parità di diritti, stanno tradendo questi valori fondamentali”.

“Il corso TFA dovrebbe preparare i docenti a dimostrarsi empatici e inclusivi verso tutti gli studenti, garantendo pari opportunità a ciascuno. Paradossalmente, gli organizzatori del corso sembrano ignorare questi principi, lasciando i riservisti in balia di decisioni opache e discriminanti. Mentre altre università, come l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, l’Università della Tuscia e l’Università degli Studi Link, hanno tempestivamente preso misure per tutelare i propri iscritti e permettere loro una scelta ponderata, l’Università della Calabria rimane inerte, esponendo i riservisti a un’incertezza ingiustificabile”.

“È tempo che l’Università della Calabria ascolti le voci dei suoi docenti riservisti e prenda misure adeguate per risolvere questa situazione critica. La comunità accademica e l’opinione pubblica devono unirsi per chiedere giustizia e pari trattamento per tutti. I riservisti dell’Università della Calabria chiedono giustizia e pari trattamento, sperando che la loro voce venga finalmente ascoltata e che vengano prese misure adeguate per risolvere questa situazione critica”.

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