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Petizione a sostegno dei disoccupati over 35

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Petizione a sostegno dei disoccupati over 35

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BOLOGNA – In questi giorni si fa un gran parlare di disoccupazione giovanile. E’ giusto, i giovani hanno bisogno di vivere lontano dal nucleo familiare originario e per questo E’ necessario un lavoro.

Ma qualcosa stona con tutto questo entusiasmo verso la disoccupazione giovanile. Innanzi tutto stona il fatto che si pretenda che un giovane possa davvero essere autonomo con stipendi da fame che tutti noi conosciamo (800/900 al mese); stona il fatto che i giovani a cui si faccia riferimento siano compresi tra i 15 ed i 24 anni, ossia quella fascia di età che l’Istat dichiara siano 650 mila su un totale di 2 miloni e 950 mila (dati aggiornati al 31/3/13); stona infine il fatto che si continuino ad ignorare i restanti 2 milioni e 350 mila disoccupati o gli oltre 3 milioni di inattivi (che non sono disoccupati, ma inattivi, rinunciatari a cercare un lavoro).
Perchè? Perchè un Governo che intende risollevare le sorti di un Paese ignora cosÏ palesemente le sorti di un numero discreto di individui la cui età oscilla tra i 35 ed i 60 anni, rimasti a casa dopo la chiusura di migliaia di aziende, con famiglia da sostenere, molti di questi con figli ancora a carico, la cui casa rischia di essere (o è già stata) pignorata perchè impossibilitati a pagare il mutuo e il cui rientro nel mondo del lavoro Ë un’impresa pressoché impossibile?
Perchè questo Governo segue fedelmente le direttive della Comunità Europea, addirittura affidandosi ai loro studi, ignorando il proprio tessuto sociale, la cui percentuale di povertà si Ë notevolmente accresciuta e non certo perchè manca uno stipendio di 800 euro, ma perchè sono venute a mancare le entrate che rappresentavano il sostegno non solo alla famiglia. Perchè dimenticare che se viene a mancare il sostegno economico alle famiglie, vengono meno i consumi, viene meno l’innalzamento del livello scolastico, viene meno tutto l’indotto economico che una famiglia rappresenta.
E allora da dove nasce tutta questa attenzione per la disoccupazione giovanile? Un giovane non si aspetta solo lavoro, ma crescita, meritocrazia, considerazione. Ed oggi noi sappiamo che lavorare in Italia non restituisce nulla di tutto questo. E certo non Ë garantendo uno stipendio ottenuto grazie a dei sussidi temporanei alle aziende che si garantisce l’evoluzione professionale di un giovane.
Il mondo del lavoro ha escluso puntualmente i lavoratori al di sopra dei 35 anni. Questa Ë una realtà. E’ sufficiente sfogliare gli annunci di lavoro per rendersi conto della indicazione “max 35 anni”. A nulla valgono i consigli “preziosi” delle società di consulenza pieni di buon senso: “aggiornatevi”, “presentatevi bene”, “abbiate coraggio”. Ma che ne sanno loro? Non hanno idea di cosa voglia dire presentarsi all’ennesima agenzia di selezione e sentirsi dire a 40 anni come a 50, dopo 30 anni di esperienza: “lei Ë troppo vecchio per lavorare”.
E’ una realtà ignorata dai più, tranne che dai diretti interessati. Migliaia di professionalità finite per strada, esperienze preziose che all’esterno vengono valorizzate ed utilizzate, mentre in Italia sono gettate al vento. Sinergie generazionali che non vengono minimamente prese in considerazione, perchè un giovane costa poco e al diavolo se ne risente la qualità e la produttività… basta che costi poco.
E che evoluzione possiamo garantire cosÏ? Se un giovane Ë costretto a ripartire da zero, senza le indicazioni dell’esperienza; come potremmo competere con il resto del mondo dove l’esperienza non Ë gettata nella spazzatura ma “utilizzata” per migliorare? Eppure siamo un popolo di vecchi. Una contraddizione: un popolo di “vecchi” disoccupati guidati da ultra settantenni che non vogliono lasciare spazio alle nuove generazioni.
Un Paese che non riesce a vedere oltre il proprio naso, che ha perso l’orgoglio delle proprie capacità con una politica che viaggia a km di distanza dalla realtà dei propri cittadini.
La petizione vuole avere l’obiettivo di porre in evidenza il problema, perchè da troppo tempo inspiegabilmente invisibile, nella speranza che, laddove non arrivi la politica, arrivino a comprendere i cittadini, tutti.
Perchè essere impiegati oggi, non vuol dire essere esenti dal problema disoccupazione. Perchè avere 20 anni oggi, non significa che non si abbia un padre o una madre disoccupati, incapaci di sostenere la vita ed i sogni dei propri figli, come invece Ë accaduto alla generazione precedente.

 

(Daniela Di Santo)

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