Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Fusti radioattivi in Toscana, il Governo decide di non recuperarli

Archivio Storico News

Fusti radioattivi in Toscana, il Governo decide di non recuperarli

Pubblicato

il

35c1087793452d276d4229960dc36d14

LIVORNO – “Sono introvabili, resteranno lì”.

In un punto dell’Arcipelago Toscano, a circa 600 metri di profondità, ci sono ancora 71 dei 198 fusti tossici persi dalla portacontainer Venezia della Grimaldi Lines il 17 dicembre del 2011. E lì resteranno per sempre, forse. Le ricerche sono infatti molto complicate, in un punto in cui il fondale si inabissa anche per 900 o metri di profondità. “E’ come cercare un ago in un pagliaio”, dicono dalla Capitaneria di porto di Livorno. Non vi è al momento in Italia una strumentazione che possa fare il “miracolo”. Per ritrovare i bidoni è stata utilizzato anche un robot Rov (realizzato in Italia) in grado di individuare la presenza di sacchetti o fusti tossici in un abisso profondo 430 metri ed è la prima volta al mondo che si tenta un recupero di carico a una profondità così elevata. Ad oggi l’unica possibilità concreta di ripescarli è affidata alla sorte: si può sperare che quel che resta del carico perso dal cargo Venezia resti impigliato nelle reti di qualche peschereccio. La buona notizia, chiamiamola così, è che le analisi sulla qualità dell’acqua e sul pescato (che fino ad oggi non hanno dato risultati allarmanti) proseguiranno a carico dell’armatore fino al 2015. L’incidente era stato a lungo avvolto nel più profondo silenzio. L’Eurocargo Venezia della compagnia Grimaldi Lines salpò da Catania, destinazione Genova, con un carico di 226 bidoni provenienti dal polo petrolchimico di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa. Il carico conteneva metalli pesanti (nichel-molibdeno) che a Genova avrebbero dovuto essere “ripuliti” per essere poi utilizzati nuovamente. Il carico di bidoni venne posizionato in due semirimorchiatori in coperta e non nella stiva del cargo. A causa della tempesta le catene con cui era fissato il carico si spezzano e 198 dei 226 bidoni finiscono in mare. I cittadini livornesi verranno a conoscenza di questo grave incidente avvenuto a meno di 20 miglia dalla costa solo 11 giorni dopo il fatto e quasi per caso: è la redazione di Cecina del Tirreno che “intercetta” alcune circolari dei Comuni della zona. Questo nonostante i fax inviati il giorno dell’accaduto (il 17 dicembre) dalla Capitaneria al Comune di Livorno e alle istituzioni regionali e nazionali. Sono stati recuperati da allora 124 fusti su 198. La procura di Livorno ha aperto un’inchiesta per danno ambientale (intorno alla quale vige il massimo riserbo). Sono 4mila le firme raccolte dal comitato “Togliete quei bidoni”. “Non è giusto che il mare sia un ricettacolo di immondizia. L’Arcipelago Toscano è un parco marino, ci sono balene e delfini. Sarebbe opportuno che i cargo girassero un po’ più al largo” auspica Fabio Canaccini che insieme ad altre persone ha raccolto le firme e creato il comitato. “Siamo una rappresentanza della cittadinanza attiva – spiega Solimano – abbiamo raggiunto un obiettivo importante: i controlli sulla salute delle acque marine continueranno per altri tre anni”.

 

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA