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Arrestati due latitanti in due nascondigli costruiti nel centro di Rosarno
ROSARNO (RC) – Uno dei due aveva collaborato a segregare in casa la moglie di un boss morto suicida.
Due latitanti sono stati arrestati nel corso di una operazione compiuta a Rosarno dai Carabinieri di Gioia Tauro, del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros. Si tratta di Gregorio Cacciola, 34 anni, ricercato dal luglio scorso per traffico di droga e riduzione in schiavitù, e Vincenzo Albanese, 37 anni, ricercato dal 4 dicembre scorso per evasione dagli arresti domiciliari. I due latitanti sono stati trovati in due distinti nascondigli nel centro di Rosarno.
Gregorio Cacciola è il cognato della testimone di giustizia Giuseppina Multari che aveva sposato Antonio Cacciola, uno dei membri del clan morto suicida il 13 settembre del 2005. Dalla morte dell’uomo per la giovane pare fosse iniziato un lunghissimo calvario fatto di violenze fisiche e psicologiche culminato con il suo tentativo di suicidio e con l’inizio della successiva collaborazione con la giustizia. Dopo il suicidio del marito, per il quale peraltro gli uomini del clan le avevano affibbiato la responsabilità morale, la donna era divenuta letteralmente ”schiava” della cosca.
Dopo mesi passati in una condizione ”di totale soggezione” la stessa Giuseppina Multari aveva provato a togliersi la vita gettandosi, in pieno inverno, la notte dell’11 febbraio del 2006, nelle gelide acque del Tirreno, da una scogliera nei pressi di Rosarno. Solo il pensiero delle tre figlie la convinse, all’ultimo istante, a tornare a riva e chiedere aiuto al fratello, Angelo Multari, anche lui scomparso poco tempo dopo in circostanze misteriose. E’ allora che Giuseppina Multari decide di scappare via da quell’inferno dove non le era consentito nulla l’autorizzazione dei capi del clan. Anche solo recarsi in ospedale pare fosse un problema non possedendo neanche le chiavi della sua abitazione dove di notte veniva chiusa insieme alle sue tre figlie.



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