Area Urbana
I possibili effetti della mancata bonifica dell’ex Legnochimica sulla salute dei rendesi
La perizia stilata circa cinque anni fa dal rettore dell’Università della Calabria rivela i danni che, secondo la letteratura scientifica, provocherebbero i metalli pesanti rilasciati dall’ex stabilimento di lavorazione del legname.
RENDE – L’ultimo sequestro dell’aerea risale al 2010. L’ex Legnomichica prima del suo insediamento in contrada Lecco nel 1969, si ricorda, operava a Gesuiti di San Vincenzo La Costa in una zona mai bonificata dove non si esclude possano insorgere le stesse problematiche rilevate nel sito rendese. Già nella relazione tecnica stilata da Mirocle Crisci circa cinque anni fa fu rilevata l’elevata presenza di metalli pesanti quali ferro, alluminio, manganese, arsenico, cromo, nichel, cobalto e piombo. Oggi il liquidatore della società piemontese, Pasquale Bilotta è stato denunciato per inquinamento ambientale e omessa bonifica. I diversi progetti di messa in sicurezza dell’area presentati da Legnochimica nel corso degli anni sono stati puntualmente bocciati dalla conferenza dei servizi in quanto reputati non idonei. L’ultimo in ordine cronologico prevedeva una spesa di soli 650mila euro sui 6 milioni e mezzo di euro stimati per un corretto disinquinamento. Sul caso, la Procura aveva già aperto un fascicolo successivamente archiviato. Resta ora da capire chi dovrà intervenire per il disinquinamento del sito. Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’ultima parte della perizia redatta dall’attuale rettore dell’Università della Calabria che tratta gli effetti sulla salute dei suddetti metalli ed in particolare dell’alluminio.
I metalli pesanti sono componenti naturali della crosta terrestre, non possono essere degradati o distrutti ed entrano nel corpo umano via cibo, aria e acqua. Alcuni metalli pesanti sono essenziali per mantenere il metabolismo del corpo umano, tuttavia, a concentrazioni più alte possono portare gravi danni alla salute. La tossicità di questi elementi dipende dunque dalla dose di assorbimento. In generale, l’esposizione ai metalli pesanti può produrre molteplici effetti sulla salute, con diversi gradi di gravità e condizioni: problemi ai reni e alle ossa, disordini neurocomportamentali e dello sviluppo, elevata pressione sanguigna e, potenzialmente, anche cancro al polmone.
I sintomi più classici di intossicazione da metalli pesanti sono l’irritabilità ed instabilità dell’umore, depressione, cefalee, tremori, perdita di memoria, ridotte capacità visive. Inoltre fra i metalli pesanti si distinguono quelli indispensabili per gli organismi viventi, con potenziale tossicità: ferro, cobalto, cromo, rame, manganese, molibdeno, selenio, zinco, e quelli tossici: alluminio, arsenico, berillio, cadmio, mercurio, nichel e piombo. L’Alluminio è un oligoelemento che può essere pericoloso e persino mortale se assunto in quantità eccessive. La funzione dell’alluminio nella nutrizione umana non è stata stabilita. L’alluminio indebolisce i tessuti del canale alimentare. Molti degli effetti nocivi dell’alluminio vengono dalla distruzione delle vitamine. L’alluminio si combina con molte altre sostanze impedendone l’uso al corpo, viene facilmente assorbito e accumulato nelle arterie. Le maggiori concentrazioni si trovano nei polmoni, nel fegato, nella tiroide e nel cervello.
Il suo assorbimento dipende da alcuni fattori, quali i livelli di minerali antagonisti ed il livello dell’ormone paratiroideo. E’ molto difficile determinare l’intossicazione da alluminio dall’esame del sangue, in quanto vi rimane per troppo poco tempo e viene subito immagazzinato in altri tessuti. Un metodo di controllo molto affidabile è il test “mineralogramma del capello”, per effettuare il test viene prelevato un grammo di capelli dalla nuca e sottoposto ad un esame completo dei minerali e dei metalli pesanti presenti nell’organismo. Quantità eccessive di alluminio possono dare sintomi da avvelenamento come stitichezza, coliche, perdita dell’appetito, nausea, disturbi dermatologici, spasmi muscolari agli arti inferiori, sudorazione eccessiva, e perdita di energia. L’effetto principale di una quantità eccessiva di alluminio nel corpo è la comparsa di disturbi neurologici, che nei casi più gravi degenerano nel morbo di Alzheimer, perché si deposita prevalentemente nel cervello.
Un’assunzione continuata di concentrazioni significative di alluminio può provocare seri effetti sulla salute, come:
– Problemi di apprendimento e riflessi di parola lenti (diffuso tra i bambini).
– Problemi di coordinazione.
– Scarsa memoria, confusione mentale. Recenti studi hanno riscontrato nelle autopsie di pazienti affetti dal morbo di Alzheimer, un significativo aumento di alluminio nel cervello.
– Cefalee, mal di testa, tensione cerebrale.
– Coliche di media/forte intensità, talvolta con problemi digestivi.
– Anemia. L’alluminio interferisce con il metabolismo del ferro.
– Sono possibili alcuni disturbi del sangue, come emolisi e leucocitosi.
– Carie dentaria. L’alluminio compete con il fluoro impedendone l’assorbimento.
– Ipoparatiroidismo (con sintomi quali freddolosità, problemi di circolazione, rallentato metabolismo).
– Disfunzioni renali.
– Disturbi neuromuscolari.
– Osteomalacia, con conseguente incremento di fratture ossee.
– Possibile aggravamento dei sintomi del morbo di Parkinson.
– Danneggiamento del sistema nervoso centrale.
– Demenza
– Perdita della memoria
– Indebolimento
– Severo tremore.



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