Calabria
Ragazzino accoltellato per dieci euro, adolescente condannato a diciassette anni
Doveva restituire dieci euro, per questo motivo il suo creditore continuava a ridicolizzarlo ed umiliarlo in pubblico.
CATANZARO – Una terribile storia di bullismo ed emarginazione sfociata in tragedia. E l’amaro per due vite stroncate nel fiore dei loro anni. Marco Gentile ucciso il 24 ottobre 2015 con dodici fendenti e Nicholas Sia che dovrà scontare anni ed anni in prigione. Dichiarato seminfermo mentale al momento dei fatti quest’ultimo pare sia a sua volta vittima di un sistema che lo ha sempre emarginato. A confermarlo in sede di interrogatorio sono stati i suoi amici, i suoi parenti e le chat su facebook. Nicholas diciannovenne residente a Catanzaro pare fosse continuamento preso in giro dai suoi coetanei. La situazione denigratoria pare fosse stata peggiorata da un debito di dieci euro che aveva contratto con Marco Gentile dal quale aveva acquistato dei cannabinoidi. Il credito vantato da Gentile era diventato un’occasione in più per umiliare il ragazzino in pubblico. Il diciannovenne però non ha retto la pressione psicologica sfogando tutta la sua repressione sul diciottenne catanzarese. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, “la vittima, dopo una cessione di narcotico a Sia avvenuta una settimana prima e a fronte del mancato pagamento del prezzo, sbeffeggiava in pubblico l’indagatoâ€.
Oggi il gup Antonio Battaglia a conclusione del processo con rito abbreviatoro ha condannato Nicholas Sia per omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi a diciassette anni di reclusione. L’imputato, difeso dall’avvocato Giancarlo Pittelli, é stato anche condannato a risarcire 250 mila euro ai genitori della vittima e 90 mila euro alle zie. Da qui la decisione di uccidere Gentile. Sia colpì Gentile con 12 coltellate, provocandone la morte pressoché istantanea. Per i consulenti d’ufficio e della difesa, tra l’altro, Nicholas Sia era seminfermo di mente nel momento del fatto, ma il Gup non ne ha tenuto conto in sentenza nonostante le perizie psichiatriche depositate agli atti. La difesa di Sia pare abbia più volte fatto notare che il suo assisto non poteva essere né processato né ristretto in un penitenziario comune a causa delle sue precarie condizioni di salute. “L’indagato – affermava Pittelli – non può stare consapevolmente in giudizio, non è e non era al momento del fatto capace di intendere e di volere e non può rimanere, dunque, in una struttura carceraria poiché la sua patologia, se non adeguatamente curata in ambiente idoneo, è destinata a severa ingravescenzaâ€



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