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Finanziamenti europei: il sito della Regione si blocca, imprenditore perde 70mila euro

Calabria

Finanziamenti europei: il sito della Regione si blocca, imprenditore perde 70mila euro

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Meccanismo assurdo, l’azienda dal 200° posto scivola all’850° per colpa di un ‘attendere prego’ e una clessidra che gira a vuoto.

 

COSENZA – “Come tante altre realtà imprenditoriali calabresi anche la mia azienda, – scrive in una nota un imprenditore del settore del vetrario che aveva richiesto un finanziamento da 70mila euro  – ha voluto partecipare all’iniziativa della Regione Calabria per l’innovazione tecnologica promosso ad ottobre 2016: il famigerato “bando macchinari”. Un intervento comunitario che doveva servire a favorire la ristrutturazione aziendale delle Piccole e Medie Imprese calabresi tramite il finanziamento di “macchinari, impianti e beni intangibili”. C’è da parte nostra e di tante altre aziende il desiderio di aumentare l’efficienza in un contesto molto difficile in cui la logistica e i trasporti delle merci e delle persone sono altamente penalizzate per cui investire nella qualità delle performance può essere un utile correttivo nell’interesse dell’azienda, ma anche del territorio, viste le ricadute positive sul mondo del lavoro e della produzione. Per questo con l’aiuto di un consulente abbiamo predisposto la domanda e abbiamo studiato il formulario per arrivare preparati all’appuntamento del 9 gennaio con il web dato che la domanda andava presentata tramite “Calabria Europa”, il portale dei fondi Regionali e Comunitari.

 

Ma la presentazione era sottoposta al passaggio delle forche caudine del click day: chi prima completava il processo di registrazione meglio entrava in “posizione utile per ottenere i finanziamenti”. E non si tratta di giorni o di ore, ma di frazioni di secondo che determinano il posizionamento allo sportello virtuale. Le domande venivano esaminate in ordine di presentazione fino ad esaurimento dei fondi disponibili: 10 milioni di euro di cui il 70% a fondo perduto. Potevano avere speranza di finanziamento quindi una cinquantina di soggetti considerando che la quota disponibile arrivava a 200mila euro massimi. Quello del click day è un meccanismo, a nostro avviso “infernale” che, se nelle intenzioni dovrebbe garantire trasparenza e equa possibilità di accesso in realtà si rivela oscuro e penalizzante per i partecipanti come ha dimostrato la prassi. Per le polemiche e le proteste feroci seguite alla presentazione della domanda si è infatti reso necessario riaprire i termini e rifare la gara. Con quale esito? E’ presto detto.

 

A gennaio sono state presentate oltre mille domande e richiesti 124 milioni di euro (dati forniti dalla Regione stessa), ma le proteste dei tanti partecipanti hanno costretto Fincalabra e i tecnici della Regione a posticipare al 28 febbraio i termini per la presentazione della domanda perché le procedure non erano chiare come hanno dovuto ammettere i funzionari stessi. Per presentare la domanda bisognava completare tre passaggi di “invio e conferma” sul portale. Tre passaggi ipoteticamente velocissimi, ma che in realtà potevano durare tantissimo generando spostamenti in classifica anche di centinaia di posizioni. Così è successo a me e a tanti altri. La mia azienda al primo invio si è classificata intorno al 200esimo posto, al click day di febbraio siamo arrivati oltre 850esimi inviando gli stessi documenti e utilizzando un punto di accesso collegato con la banda larga. Come mai? Abbiamo eseguito la stessa procedura di gennaio, ma dopo il primo “click” di registrazione ecco che si è materializzata a video la classica e fatidica clessidra: “attendere prego” e addio ai finanziamenti.

 

Ci sono stati circa cinque, sei secondi preziosissimi di attesa che hanno fatto precipitare la mia azienda in fondo alla classifica senza alcun rapporto di causa effetto con quanto caratterizzava la nostra domanda. Abbiamo “compulsato” il mouse esattamente come gli altri allegando alla domanda la stessa documentazione inviata a gennaio. Stessi dati, stesso peso virtuale. Solo che a febbraio c’è stato uno stop ingiustificato. Talmente lungo da consentirmi di prendere il telefono, attivare la videocamera e riprendere la maschera di fermo che ci ha inchiodato allo sportello senza consentirci di chiudere il procedimento in quei in quei cinque, sei secondi utili oltre i quali le speranze si azzerano inesorabilmente. E’ possibile mai legare l’erogazione di fondi pubblici a questa modalità di invio? A cosa o a chi serve realmente? Non certo a dare parità di trattamento alle aziende e tanto meno a garantire uniformità di attenzione alle specifiche domande. La mia, come l’impressione di tanti altri colleghi con cui mi sono confrontato, è che questo meccanismo serva solo a mettersi le spalle al sicuro da ricorsi o azioni giudiziarie di chi si vede palesemente penalizzato da un imbuto virtuale in cui è rimasto incastrato”.

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