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Neonato ‘decapitato’ nell’Ospedale di Cosenza, si chiede di indagare sul consultorio

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Neonato ‘decapitato’ nell’Ospedale di Cosenza, si chiede di indagare sul consultorio

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reparto ostetricia 1

Stralciata la posizione di due ginecologi, due ostetriche e una neonatologa in forze all’Annunziata. Indagati i medici del consultorio che aveva in cura la donna

 

COSENZA – Il 25 gennaio del 2016 all’Ospedale di Cosenza viene denunciata la macabra morte di un neonato. Al piccolo, figlio di una coppia di San Marco Argentano, si è letteralmente staccato il cranio dal corpo mentre la madre stava partorendo. La direzione dell’Annuziata con tempestività provvede a diramare una nota in cui lo stesso direttore generale Achille Gentile spiega che “dalle prime risultanze è emerso che il feto era già morto da più giorni, situazione che esponeva la madre ad un elevato rischio di sepsi”. “L’aver messo in atto, con tempestività, tutte le procedure previste per la prevenzione di gravi e, spesso mortali, infezioni – scriveva allora Gentile – ha consentito di salvare la vita alla donna, già madre di due bambiniâ€. Insomma secondo i vertici dell’Annunziata era stato fatto il possibile.

 

Il distaccamento del cranio, quindi sarebbe stato provocato non da errate manovre poste in essere durante il parto, ma dall’avanzato stato di decomposizione del feto. Alle stesse conclusioni è approdato oggi il gip Branda che ha archiviato la posizione dei quattro sanitari accusati di omicidio colposo. Si tratta di due ginecologi Giuseppe Barone Colonnese ed Eugenio Scorza; due ostetriche Antonietta Distilo e Katia Caloiero nonché di una neonatologa Silvia Rechichi. Per loro non vi sarà alcun processo. Per il pubblico ministero l’esito dell’autopsia non ha consentito di accertare responsabilità nell’operato dei medici che avevano in cura la signora. Il feto secondo i consulenti medico – legali sarebbe deceduto almeno 48 ore prima del ricovero presso l’ospedale di Cosenza a causa di una insufficienza placentare per corionamniosite istologica in placenta con infarti ischemici avvenuta tra il 20 e il 23 gennaio 2016.

 

Proprio in quell’arco temporale la donna si era recata presso il consultorio familiare di San Marco Argentano dove i sanitari di turno l’avevano rassicurata sulle buone condizioni di salute del bimbo. Il gip ha quindi chiesto di iscrivere nel registro degli indagati i medici del consultorio che hanno avuto in affidamento e cura la gestante dal 3 novembre fino al momento del parto. Tra i legali del collegio difensivo dei medici dell’Annunziata gli avvocati Alessandra Aiello e Gaetano Rizzuti. All’epoca dei fatti, si ricorda, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin aveva disposto l’invio degli ispettori all’ospedale.

 

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