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Sangue infetto: caso Ruffolo, “pignorata” l’Annunziata (FOTO)

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Sangue infetto: caso Ruffolo, “pignorata” l’Annunziata (FOTO)

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Per il momento l’ufficiale giudiziario recupera la somma di 30mila euro sui quasi duecentomila, come da sentenza di condanna in solido

 

COSENZA – E’ stato eseguito ieri mattina il pignoramento ad opera dell’Ufficiale Giudiziario del Tribunale di Cosenza presso l’Azienda Ospedaliera di Cosenza, considerato che, sebbene la stessa sia stata condannata il primo febbraio scorso in solido dal Tribunale Penale di Cosenza ad una provvisionale di quasi duecentomila euro in favore della famiglia Ruffolo a causa del decesso del paziente Cesare Ruffolo per una trasfusione infetta, ad oggi  nessuna somma è stata liquidata dagli enti sanitari, chiamati a rispondere – anche con il Ministero della Salute e l’ASP di Cosenza – del pagamento delle somme.

Come avviene nelle migliori tradizioni elusive e come preannunciato dai legali della famiglia Ruffolo, ieri mattina dopo avere ottenuto l’accesso dell’Ufficiale Giudiziario Vecchio, negli uffici Ticket, è emersa l’assoluta indigenza dell’ente sanitario, pignorato con una ridotta capienza per coprire il debito, considerato che le somme “recuperate” presso l’ufficio tiket si sono aggirate intorno ai 30mila euro su una somma complessiva di 180mila euro. L’Ufficiale Giudiziario in un primo tempo si è visto negare le somme dall’impiegato ma, su sollecitazione dei legali della famiglia, gli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo Coppa, Luigi Forciniti, Marianna De Lia, è stato richiesto l’intervento della polizia di Stato, con immediata comunicazione di assenso del direttore generale Achille Gentile sul prelievo coatto delle somme.

Le aziende ospedaliere e sanitarie come quelle di Cosenza per un verso hanno operato negli anni transazioni oggi sotto la lente della Corte dei Conti e versato somme per consulenze finite nel mirino della Procura della Repubblica Bruzia, con conclusioni di processi con condanne vergate dal Tribunale penale; per altro verso – pur corrispondendo un premio annuo di circa tre milioni di euro ad un noto gruppo assicurativo, nel caso Ruffolo, come denunciato anche dai legali al Tribunale penale – si sono visti negare le  garanzie assicurative a causa del dolo accertato nelle condotte del personale che, a vario titolo, si occupò dello sfortunato paziente Ruffolo. L’esecuzione continuerà a sorpresa nei prossimi giorni anche presso gli uffici dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza ed ancora presso l’Azienda Ospedaliera di Cosenza, fino alla concorrenza del debito maturato con tutti gli interessi e le ulteriori spese annesse al pignoramento che andranno ulteriormente ad aggravare le casse degli enti sanitari.

 

 

 

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