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Galizia: “Ho avuto paura, Damiano non è stato ucciso solo da Attanasio”

Cosenza

Galizia: “Ho avuto paura, Damiano non è stato ucciso solo da Attanasio”

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Cimitero San Lorenzo del Vallo galizia luigi ok 2

Il presunto omicida della strage di San Lorenzo risponde alle domande dell’accusa: “L’ha ucciso due volte a mio fratello”

 

COSENZA – “Sin dall’inizio ho pensato che fosse stato ucciso da più persone….sempre collegato a quello che ha fatto Attanasio. Però, a come è stato trovato mio fratello e poi Francolino…non pensavo potesse essere così crudele. Io penso che potrebbe essere stato ucciso in un altro luogo. Io ci sono andato dai carabinieri per essere d’aiuto, ma non sono mai stato ascoltato “no, va bene, questa ce la vediamo noi”. Mi fu chiesto se fossi al corrente che mio fratello avesse un box affittato a Cosenza. Ho pensato che avesse fatto una trappola a mio fratello per la questione delle armi. Mio fratello iniziò ad avere dubbi forti dopo avergli prestato i soldi. Attanasio voleva dargli una pistola a titolo di scambio dei 17 mila euro. Damiano rispose che non gli interessava. Voleva i soldi perché gli stava nascendo un figlio”.

Ha ucciso due volte mio fratello. L’accusa chiede se sapesse che il fratello era stato indagato per presunta appartenenza alla cosca mafiosa. “ L’ha ucciso due volte a mio fratello, prima a Cosenza, e poi accusandolo dell’appartenenza e sospettato di essere mafioso. Lo vuole pure infangare, a lui e alla famiglia nostra”

cimitero-san-lorenzoUna udienza importante quella del processo celebrato in Corte d’Assise a Cosenza, dell‘omicidio di due donne Edda Costabile e la figlia Ida Attanasio, rispettivamente mamma e sorella di Francesco Attanasio, trucidate a colpi di pistola, il 30 ottobre 2016 mentre si trovavano all’interno del cimitero di San Lorenzo del Vallo che vede l’imputato, Luigi Galizia, rispondere alle domande della pubblica accusa.  Fratello di Damiano, 31 anni, ucciso da Francesco Attanasio il 26 aprile del 2016,  Galizia deve rispondere di duplice omicidio aggravato da futili motivi, porto e detenzione illegale di arma. L’imputato è difeso dagli avvocati Francesco Boccia e Cesare Badolato. Francesco Attanasio, costituitosi parte civile è rappresentato dall’avvocato Giuseppe Francesco Formica, mentre l’avvocato Antonio Ingrosso rappresenta i familiari delle vittime. La Corte è presieduta dal giudice Garofalo, a latere la collega Granata.

Non si sottrae alle domande dell’accusa. Risponde con calma Luigi Galizia. Il processo è giunto alle battute finali. Racconta i suoi rapporti con i fratelli e quelli tra Attanasio e Damiano. Racconta dei debiti, di quel 30 ottobre, della macchina abbandonata, della latitanza, del ritorno a casa. “La mia famiglia è formata da mio padre muratore, mio fratello che ha due mestieri tra cui il batti lamiere, io che sono falegname e Damiano che faceva lavori di muratura, aiutava mio padre. Io vivevo con mio padre e i miei due fratelli. Mio fratello si è trasferito da poco perché aveva la compagna Morena”.

 

I rapporti con Francolino Attanasio

 

attanasio-francesco«Lui e Damiano erano come due fratelli, aveva anche acquistato una macchina. Spesso veniva a casa. Gli ho fatto dei lavori a casa a Cosenza e a Roma, a spese mie, a fargli dei lavori perché era stimato moltissimo in famiglia. Attanasio aveva un debito, me l’aveva detto mio fratello. Ammontava a 17 mila euro. Non so bene il periodo ma non era maturato da tanto tempo. Lui era venuto a chiedere questo prestito mesi prima aveva bisogno di 17 mila euro per questioni personali. Mio fratello aspettava un figlio e non voleva darglieli. Poi si è fatto convincere. Attanasio gli ha detto che glieli dava subito, non ci metteva molto tempo a ridarglieli, aspettava una finanziaria dalla Regione per una parafarmacia che la moglie doveva aprire. I soldi erano stati sollecitati da mio fratello che non aveva neanche una macchina. Erano i suoi risparmi»

 

I dubbi svelati nelle intercettazioni

Il pubblico ministero ha domandato all’imputato se avesse una macchina Alfa Romeo a cui quest’ultimo ha risposto affermando che era in uso a lui. Poi l’accusa ha incalzato le intercettazioni del 30 giugno del 2016, all’interno della macchina due mesi dopo la morte del fratello avute con una certa “Rosà” che abita a Roma ma cresciuta a San Lorenzo del Vallo, a mezzanotte e cinque. “Io ho sempre avuto dei dubbi che non fosse stato solo lui a uccidere mio fratello. Non sono stato ascoltato da nessuno».

Anche sul prestito Galizia parla con l’amica esternando la sua rabbia sul fatto che il fratello si fosse fatto “fregare” (da intercettazione), proprio dall’amico. “Non te l’aveva detto che doveva darti questi soldi?” gli chiede Rosà e Galizia racconta del fratello che litigava con Attanasio: “Francolì guarda che mi stai facendo arrabbiare. Questi soldi me li devi dare perché mi sta per nascere un figlio” e Luigi “Francolì guarda tu non me la conti giusta, tu ci stai guadagnando sulle cose”. “Noi avevamo comprato certi appartamenti a Cosenza e lui ci portava gli affitti degli appartamenti. Ora ultimamente doveva portarci delle carte, degli strumenti, e non li portava mai”. Galizia spiega “Parlavo di una trappola che gli aveva fatto. Mio fratello aveva comprato due, tre appartamenti a Cosenza e glieli aveva fatti prendere a lui che gli aveva detto erano già stati affittati e prendeva soldi”. Oltre a fare da intermediario nell’affitto anche nell’acquisto. “Venne lui a proporci la vendita. Non arrivavano le carte di acquisto “no, ora non hanno pagato, prossimo mese così, ecce cc.”

E sui prestiti di soldi “Damiano se qualcuno aveva bisogno non si sottraeva come penso faranno tutte le persone. Il pm legge un’altra intercettazione “io gliel’ho detto 50mila volte. Perché poi io devo andare a raccogliere i soldi a Damiano: ad uno 900 euro, ad un altro 3, 4 mila euro perché doveva fare il funerale al padre” e sottolinea che Luigi avesse un ruolo in questo prestare denaro. “Io avevo il ruolo del fratello che gli davo consigli. Da quando aveva prestato i soldi alla prima persona che doveva fare il funerale al padre già avevamo problemi. Gli altri soldi erano un anticipo sui lavori che doveva effettuare in casa perché sapeva di scontarli. E poi i soldi del funerale sono stati prestati anni prima”.

 

La perquisizione a casa della famiglia Attanasio

“Ho saputo della perquisizione a casa di Attanasio in pese tramite giornali…si parlava in paese. Come dovevo reagire? Le indagini dovevano essere fatte prime, non dopo”. E sul ritrovamento delle armi “Sono a conoscenza del sequestro delle armi dai media. Non sono mai stato nel garage in uso a mio fratello, me l’hanno spiegato. Penso che per l’omicidio siano stati i soldi che doveva restituirgli. Io non lo so perché accusarlo delle armi”. Risponde poi alla domanda dell’accusa sui 17mila euro “Questo debito non è stato sanato. Penso che esista ancora. Ma da chi dovevamo andarli a prendere?”

 

Il giorno della strage a San Lorenzo, l’omicidio della madre e della sorella di Francesco Attanasio

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