GIOIA TAURO (RC) – E’ stata ribattezzata “Smart Delivery” l’operazione scattata nelle province di Reggio Calabria, Benevento, Vibo Valentia e Siracusa, dei Carabinieri di Gioia Tauro, supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria.
Eseguite 11 misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Palmi (9 in carcere e 2 ai domiciliari), nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili, tra l’altro e a vario titolo, dei reati di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope. Si tratta di Domenico Laganà di 28 anni residente a Gioia Tauro, Antonio Paladino (41) di Rosarno, Francesco Cosoleto (45) di Gioia Tauro, Rosario Caminiti (42) di Rosarno, Michele Pronestì (48 anni) di Polistena, Mario Martorano (26) di Rosarno, Fortunato Martorano (24) di Rosarno, Domenico Scarmato (55) di Rosarno e Andrea Facciolo (22) di Rosarno. Ai domiciliari sono finiti Alessandro Laversa (42) resisente a Rizziconi, e Antonio Larosa (45) di Taurianova.
L’operazione è il frutto di una articolata attività investigativa, svolta tra il mese di agosto 2020 e giugno 2022 e condotta dai militari di Gioia Tauro, finalizzata all’individuazione di un gruppo di soggetti originari di alcuni Comuni della Piana i quali, utilizzando un sistema rodato e ben collaudato, si occupavano di gestire, in varie località , lo spaccio di sostanze stupefacente, principalmente cocaina, marijuana e crack.
Il Covid e le consegne della droga a domicilio
L’indagine prende spunto da alcune informazioni raccolte da una pattuglia dell’Arma, nel corso di un intervento per una lite in famiglia. Alla base, una debito legato al traffico di stupefacenti. Da ciò è stato possibile individuare numerosi episodi di detenzione e cessione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, consentendo di censire la presenza di almeno due piazze di spaccio sia a Rosarno che a Gioia Tauro oltre che individuare alcuni “posti sicuri†a Rizziconi. In tutti i casi è stato riscontrato un imponente giro di affari e clienti, gestito da soggetti ritenuti comunque vicini agli ambienti della criminalità organizzata locale.
Dialoghi ‘criptati’
I riscontri acquisiti attraverso i servizi d’osservazione, pedinamento e controllo, nonché mediante perquisizioni, sequestri, arresti in flagranza ed attività tecnica, hanno fornito la chiave di lettura per decifrare, inoltre, alcuni dialoghi “criptatiâ€, nei quali gli stupefacenti erano spesso chiamati con nomi di fantasia usando linguaggio convenzionale (“sto arrivando con una birra ma senza vino†… “se vuoi passare una birra te la posso dare†… ).
Più di 100 episodi documentati e 23 le persone indagate, 11 delle quali colpite da provvedimento restrittivo della libertà personale: tra queste, gli investigatori hanno ritenuto di particolare rilevanza il ruolo di tre soggetti i quali, ciascuno nel territorio di specifica competenza, utilizzavano una serie d’espedienti e stratagemmi per evitare gli eventuali controlli delle forze di polizia, ad esempio intestando le schede cellulari a soggetti stranieri o addirittura a persone inesistenti, oppure ancora utilizzando motocicli per potersi agevolmente muovere nella viabilità urbana, cercando così di eludere eventuali pedinamenti.
Smart Delivery
La particolarità dell’indagine è quella di aver registrato le “consegne a domicilioâ€, da qui la decisione di denominare l’operazione “smart deliveryâ€. In alcune circostanze, soprattutto nel periodo di maggiore limitazione negli spostamenti per l’imposizione delle misure imposte dalla pandemia da Covid-19, alcuni indagati erano soliti prendere l’ordine per lo stupefacente: non era quindi il cliente a recarsi dallo spacciatore, ma a concordare con questi, anche telefonicamente o via canali “socialâ€, la consegna della sostanza, che veniva portata direttamente a casa o in altro luogo preventivamente individuato.
Gli indizi raccolti nei confronti degli indagati, corroborati da una consistente attività di riscontro, sono stati utili al fine di rappresentare all’Autorità Giudiziaria di Palmi un quadro schematico di chiara valutazione, da cui poter evincere le differenti personalità dei soggetti indagati e la loro tendenza alla commissione di specifici reati, reiterati nel tempo.
Un cliente morto per overdose
In aggiunta, la procura di Palmi ha contestato, ad uno degli indagati, Antonio Paladino, la “morte come conseguenza di altro delitto†poiché, nel 2021, un uomo di 56 anni era deceduto dopo aver acquistato e successivamente assunto per endovena, alcune dosi di cocaina, peraltro con un grado di purezza notevole: l’82,4%. Â
Gli indagati si occupavano dello spaccio al minuto attraverso tecniche volte ad eludere le attività investigative, nonché una “professionalità †ormai consolidata, affinatasi a seguito dei numerosi controlli a cui, nel corso del tempo, gli indagati sono stati sottoposti.
Nel corso dell’indagine, tra l’altro, è stato scoperto anche un vero e proprio arsenale pronto all’uso all’interno di una casa apparentemente abbandonata. Nello specifico, dentro un secchio di plastica, ben occultati da diversi strati di cellophane sono stati rivenuti: una mitraglietta modello “Uzi†perfettamente oleata, in ottimo stato di utilizzo, senza matricola munita di 2 caricatori, una scatola contenente 50 proiettili calibro 9 luger e un involucro con ulteriori 20 cartucce calibro 7,65, oltre che un ordigno artigianale improvvisato, perfettamente funzionante, del peso lordo di 850 grammi, collegato ad una miccia a rapida combustione, nonchè, due sacchetti di plastica contenenti più di 4 chilogrammi di polvere pirica, idonea al confezionamento di altri ordigni artigianali.
In un altro locale della stessa abitazione, all’interno di un radiatore vi erano nascoste due confezioni contenenti 77 grammi di cocaina, materiale per il confezionamento e un bilancino di precisione. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti un chilo di cocaina, mezzo chilo di marjuana e quasi 2 mila euro suddivise in banconote di vario taglio.



Social