Italia
Manovra, sulle liste di attesa misure insufficienti: ‘servono riforme coraggiose’
ROMA – Sulle liste di attesa, le misure in manovra “sono insufficienti: servono coraggiose riforme”. Lo afferma la Fondazione Gimbe, che ha effettuato un’analisi indipendente sui finanziamenti per la sanità. “Riguardo l’abbattimento delle liste di attesa – sottolinea il presidente Nino Cartabellotta – la Manovra propone misure per risolvere i sintomi, senza curare la malattia, che appaiono insufficienti per tre ragioni. Innanzitutto, al di là delle dichiarazioni d’intenti, non s’intravedono coraggiose riforme per monitorare e ridurre l’inappropriatezza delle prescrizioni mediche. In secondo luogo, si potenzia l’offerta con interventi dove il ‘collo di bottiglia’ sono sempre i professionisti sanitari: rifinanziamento dei Piani Operativi Regionali per il recupero delle liste di attesa, incentivi economici a medici e infermieri già allo stremo per carenza degli organici e peggioramento delle condizioni lavorative, innalzamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni dal privato”. Infine, conclude, “non c’è alcun richiamo all’inderogabile aggiornamento del Piano Nazionale Governo Liste di Attesa, scaduto nel 2021”.
Manovra: Gimbe, nessun rilancio del finanziamento per il Ssn
La manovra destina alla sanità 3 miliardi nel 2024, ma “l’80% servirà per rinnovare i contratti del personale, mentre nel 2025-2026 non c’è alcun rilancio del finanziamento pubblico”. Lo afferma la Fondazione Gimbe, che ha effettuato un’analisi indipendente sui finanziamenti per la sanità. L’aumento del Fondo sanitario nazionale (Fsn) disposto dalla Legge di Bilancio 2024, rileva il presidente Nino Cartabellotta, “sostanzialmente conferma le stime della Nadef 2023 sulla spesa sanitaria che per il triennio 2024-2026 prevedevano una progressiva riduzione del rapporto spesa sanitaria/Pil, che precipita nel 2026 al 6,1%”. Tra le misure in manovra, per l’abbattimento delle liste di attesa si prevedono tre misure integrate: rifinanziamento dei Piani Operativi Regionali, per cui la bozza della Manovra, rileva Gimbe, non indica la cifra, ma fa riferimento ad una quota non superiore allo 0,4% del finanziamento indistinto del Fsn, pari a circa 520 milioni di euro; incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive di medici e personale sanitario del comparto: 280 milioni per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026; aggiornamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati.
La bozza non indica la cifra, ma indica un incremento della spesa dell’1% per il 2024, del 3% per il 2025 e del 4% a decorrere dal 2026″. Anche se numerose cifre “non sono espressamente definite – commenta – l’incremento di 3 miliardi per il 2024 non sembra essere sufficiente per coprire i costi di tutte le misure previste dalla Manovra”. Ed ancora: “La bozza prevede, solo dal 2025, esigue risorse destinate alle nuove assunzioni e, soprattutto, non programma la graduale abolizione del tetto di spesa sul personale sanitario”. Inoltre, “il progressivo innalzamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni dal privato – spiega il presidente – viene definito come incremento percentuale rispetto alla spesa consuntivata nel 2011. Una modalità che finirà per favorire le Regioni che già acquistavano più prestazioni dal privato”. “Dalla bozza – conclude – emergono più ombre che luci per la sanità pubblica. Accanto al doveroso riconoscimento economico al personale sanitario con i rinnovi contrattuali, la manovra non lascia intravedere un rilancio del finanziamento pubblico del Ssn, né interventi per ottimizzare la spesa sanitaria”.



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