Italia
Matteo Messina Denaro, il legale: ‘ci riserviamo di presentare una istanza di scarcerazione’
ROMA – “Analizzati i fatti e la documentazione, ci riserviamo di decidere la strategia più opportuna per presentare una istanza di scarcerazione“: così all’ANSA l’avvocato Alessandro Cerella del foro di Vasto (Chieti) che fa parte del pool di legali difensori di Matteo Messina Denaro. “Matteo Messina Denaro si è risvegliato dall’operazione che è andata molto bene, è vigile e attivo. E’ in terapia intensiva solo per prassi dopo interventi del genere”.
Lo dice il garante dei detenuti in Abruzzo, Gianmarco Cifaldi dopo l’intervento a cui è stato sottoposto all’ospedale dell’Aquila il boss mafioso. “La degenza in ospedale dipende dalla combinazione tra il consulto sanitario e gli approfondimenti del Dap che deve valutare le azioni per garantire la sicurezza interna ed esterna – afferma ancora Cifaldi – Tutte le azioni vanno a garantire i diritti costituzionali sia per il boss sia per tutte le persone libere”.
Matteo Messina Denaro è stato operato e si prospetta una degenza non breve nella cella ospedaliera dell’ospedale de L’Aquila. Nel nosocomio del capoluogo abruzzese, Messina Denaro è stato trasferito dal regime del 41bis tra ingenti misure di sicurezza. Le condizioni del boss si erano aggravate. L’ex latitante è affetto da un tumore. Nelle scorse settimane il capomafia aveva già subito un piccolo intervento per problemi urologici.
Nega di aver fatto parte di Cosa nostra, respinge le accuse di stragi e omicidi, specie quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito rapito, strangolato e sciolto nell’acido dopo 25 mesi di prigionia, smentisce di aver mai trafficato in droga (“ero benestante, mio padre faceva il mercante d’arte”), sostiene che la sua latitanza è terminata solo per colpa della malattia. In 70 pagine di interrogatorio, reso al procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e all’aggiunto Paolo Guido Matteo Messina Denaro non concede nulla ai magistrati. Un verbale depositato nel giorno stesso in cui le condizioni di salute di Messina Denaro sono peggiorate. Nel lungo verbale il boss mette subito in chiaro: “Escludo di pentirmi”. Accetta di rispondere alle domande, ammette solo quel che non può negare: il possesso della pistola, la corrispondenza con Bernardo Provenzano, la vita da primula rossa scelta per difendersi dallo Stato che lo accusa “ingiustamente” e poco altro.



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