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‘Ndrangheta: manodopera ad imprese assegnatarie di appalti ferroviari, sequestro da 10 milioni

Italia

‘Ndrangheta: manodopera ad imprese assegnatarie di appalti ferroviari, sequestro da 10 milioni

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guardia di finanza

MILANO – La guardia di finanza di Milano ha proceduto al sequestro preventivo per oltre 10 milioni di euro nei confronti di 11 società operanti in tutta Italia nel settore dell’armamento ferroviario, inserite in un articolato e complesso contesto associativo. In tale ambito sono stati commessi numerosi reati di natura fiscale, il cui profitto, a seguito delle indagini eseguite, è stato sottoposto a sequestro.

L’attività segue una precedente indagine svolta in sinergia tra i Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Varese, Milano e Verona che a febbraio 2022 avevano portato all’arresto di 15 soggetti, poi condannati in primo grado, facenti parte del medesimo contesto associativo “aggravato dall’agevolazione mafiosa”, oltre che al sequestro di 6,5 milioni di euro.

Le investigazioni avevano permesso di accertare come un gruppo di soggetti contigui alla cosca di ‘ndrangheta denominata Nicoscia-Arena di Isola di Capo Rizzuto (Kr), attraverso contratti di distacco di manodopera e contratti di nolo a freddo dei mezzi, abbia effettuato per anni attività di manutenzione della rete ferroviaria italiana attraverso una fitta rete di aziende pseudo-metalmeccaniche a loro riconducibili con sede tra Varese Verona e Crotone, molte delle quali intestate a prestanome, di fatto prive di una struttura aziendale, aventi quale unico scopo la somministrazione di manodopera alle 11 imprese assegnatarie delle ingenti commesse dalla principale stazione appaltante d’Italia Rfi S.p.a.

Le ulteriori indagini hanno infine consentito di ricostruire il milionario circuito di fatture false emesse dalle citate cartiere a copertura dei contratti di somministrazione di manodopera specializzata (c.d. distacco di personale) e noleggio mezzi al fine di eludere la vigente normativa antimafia e le limitazioni in materia di subappalto di commesse pubbliche, pervenendo all’accertamento di un’imposta evasa, in termini di I.V.A. ed IRES, per complessivi € 10.273.420,00 oggetto di sequestro.

Il precedente filone delle indagini

Aveva portato all’arresto di 15 persone, poi condannate in primo grado, che avrebbero fatto parte dello stesso “contesto associativo ‘aggravato dall’agevolazione mafiosa’”, oltre che al sequestro di 6,5 milioni di euro. Tra le persone già condannate ci sono i fratelli Aloisio, formalmente imprenditori ma, secondo l’accusa, “contigui alla ‘ndrangheta”: Maurizio Aloisio è stato condannato a 7 anni, Antonio a 6 anni e mezzo, Francesco a 4 anni e 8 mesi e Alfonso a 4 anni e 2 mesi.

Nella seconda tranche di indagine è stato ricostruito “il milionario circuito di fatture false emesse” dalla rete di società “cartiere” a “copertura dei contratti di somministrazione di manodopera specializzata (cosiddetto distacco di personale) e noleggio mezzi” per le undici società attive nel settore dell’armamento ferroviario. Tutto ciò al “fine di eludere la vigente normativa antimafia e le limitazioni in materia di subappalto di commesse pubbliche”.

Le imprese coinvolte

Tra le 11 società figurano anche la Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie del Gruppo Ventura e Gcf e Gefer del Gruppo Rossi, multinazionale attiva nello stesso settore delle costruzioni ferroviarie e che lavora anche in Svizzera e nel Nord Europa.

Come già emerso dalle indagini, infatti, Rfi, che è parte offesa, avrebbe commissionato lavori di manutenzione a grandi aziende, come appunto Gcf del Gruppo Rossi e la Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie. E queste, a loro volta, avrebbero fatto ricorso, con la formula del “distacco della manodopera”, ad altre società riconducibili alle famiglie Aloisio e Giardino le quali, secondo le indagini del pm Bruna Albertini, sarebbero legate alle cosche Nicoscia-Arena di Isola di Capo Rizzuto.

Per Maria Antonietta Ventura, presidente del Cda del Gruppo Ventura e che fu candidata in passato dal centrosinistra e dai Cinque stelle alla presidenza della Calabria, e per i fratelli Alessandro ed Edoardo Rossi, ai vertici dell’omonimo gruppo, e per altri indagati nel febbraio 2022 il gip aveva respinto richieste di misure cautelari ritenendo che gli “esiti delle indagini” non consentissero di “ritenere sussistenti gravi indizi di colpevolezza della partecipazione” all’associazione per delinquere dei “fratelli Aloisio”.

La Procura aveva, poi, fatto appello al Riesame che, però, aveva dichiarato inammissibile le impugnazioni per carenza di specificità nei motivi. Nel nuovo filone sui reati fiscali sono coinvolti, tra gli latri, Maria Antonietta Ventura, il fratello Pietro e anche i due fratelli Rossi. Tra le società a carico delle quali sono stati eseguiti, lo scorso 27 settembre (ma comunicati oggi), i sequestri figurano anche Armafer, Salcef, Euroferroviaria, Fersalento e Cenedese.

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