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‘Pendolaria’: niente risorse ai trasporti «Ponte non serve, potenziare linee ferroviarie»

Calabria

‘Pendolaria’: niente risorse ai trasporti «Ponte non serve, potenziare linee ferroviarie»

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treni pendolari

REGGIO CALABRIA – Dal nuovo report ‘Pendolaria‘ di Legambiente presentato oggi a Reggio Calabria nell’ambito della campagna Clean cities, emerge un primo dato preoccupante ovvero per la prima volta dal 2017 non sono stati neanche previsti fondi per il trasporto rapido legato a metro, tramvie, e filovie, così come per la ciclabilità e la mobilità dolce. In Italia i servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico sono un tema del tutto secondario, insieme al Mezzogiorno e ai finanziamenti ad oggi insufficienti. Tutto questo, spiegano da Legambiente, “mentre il numero dei viaggiatori torna a salire, il governo Meloni risponde con tagli e rimodulazioni”.

“Il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità”

“Il Sud, a partire dalla Calabria e dalla Sicilia, non ha bisogno del Ponte sullo stretto di Messina, ma di potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni, di puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra, di migliorare il trasporto via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici”. L’appello viene lanciato da Legambiente al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. In Sicilia sono 1.267 i chilometri di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 chilometri, mentre non sono elettrificati 689 chilometri (46,2%). Imbarazzanti i tempi di percorrenza: per andare da Trapani a Ragusa ci si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali. Per il Ponte sullo Stretto, definito più volte da Legambiente un’opera “inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico” c’è una spesa complessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro, suddivisi in 9 anni.

Trasporto ferroviario, Mezzogiorno dimenticato 

Nel trasporto ferroviario il “grande dimenticato è il Mezzogiorno con treni regionali vecchi e lenti, linee chiuse, ritardi cronici. L’età media dei convogli è di 18,1 anni rispetto ai 14,6 anni del nord” con due casi record di “anzianità”: in Molise l’età media dei treni è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni. Lo ricorda Legambiente nel rapporto Pendolaria in cui si evidenzia che “quattro delle 12 linee ferroviarie peggiori segnalate nel 2024 si trovano al Sud: le ex circumvesuviane, la Catania-Caltagirone-Gela, e come new entry la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, la linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari. Diverse le linee chiuse o sospese come la Palermo-Trapani via Milo chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno, ricorda la ong.

La beffa dei tagli al Pnrr: su sistema di Av/Ac al sud cancellati 840 milioni

Nel 2023 il Pnrr, che prevedeva ampi interventi sulle ferrovie, “è stato rimodulato: 620 milioni per velocizzare il corridoio Roma-Pescara sono stati bloccati dalle lungaggini dell’iter amministrativo; l’intervento sul segnalamento ferroviario Ertms, il sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione, è saltato per la mancanza delle materie prime; la Palermo-Catania non sarebbe rientrata in tempo per il completamento degli interventi nel 2026, ed è stata quindi rimodulata”.

Dal rapporto ‘Pendolaria‘ si rileva che “in totale, sul sistema di Av/Ac al sud, ci sono stati 840 milioni di tagli: Orsara-Bovino (linea Napoli-Bari) per 53 milioni, Caltanissetta Xirbi-Lercara (linea Palermo-Catania) per 470 milioni, Enna-Caltanissetta Xirbi (linea Palermo- Catania) per 317 milioni”. Per non depredare il sistema ferroviario delle molte risorse necessarie, prosegue la ong, “la Orte-Falconara e la Metaponto-Potenza, oltre ad altre tratte regionali, sono state incluse nei nuovi interventi previsti. Ridotti di un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto: da 150 a 50”.

treni pendolari 02

Calabria e Sicilia: si viaggia come trent’anni fa

“In Calabria e in Sicilia – dichiarano Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria e Tommaso Castronovo presidente Legambiente Sicilia– si continua a viaggiare ed a spostarsi quasi come trenta anni fa. Il rapporto Pendolaria mette in luce il persistente divario infrastrutturale tra il Sud ed il Nord del Paese: circolano meno treni, i convogli sono mediamente più vecchi e si muovono su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate con tempi di percorrenza che li rendono poco competitivi rispetto al trasporto su gomma. In Calabria ed in Sicilia servono collegamenti più sicuri e frequenti con l’adeguamento delle linee anche ai fini dell’alta velocità, treni tecnologicamente avanzati, stazioni rinnovate ed accoglienti. Quello di cui abbiamo bisogno è il triplo degli investimenti programmati, già da diversi anni, per migliorare ed ampliare l’offerta del servizio e il materiale rotabile oltre ad informazioni puntuali nel rispetto dei diritti dei passeggeri. Il Ponte sullo stretto oltre ad essere un’opera inutile, che drena ingenti risorse pubbliche e non risponde alle vere priorità di Calabria e Sicilia, è anche pericolosa perché sarebbe costruito in una zona ad alto rischio geotettonico e sismico e, sotto il profilo ambientale, metterebbe a rischio la conservazione di ambienti marini, costieri ed umidi di eccezionale bellezza”.

La linea jonica calabrese tra le peggiori d’Italia

Per i pendolari calabresi persistono da molti anni situazioni preoccupanti, con interi tratti ferrati privi di elettrificazione, binari unici e una vera e propria distesa di passaggi a livello non custoditi. La linea Jonica, che collega Taranto e Reggio Calabria, tre regioni e tanti centri portuali e turistici, continua a essere protagonista in negativo, nonostante il progetto di adeguamento, velocizzazione, elettrificazione e upgrading tecnologico previsto da RFI.

I lavori, iniziati nel 2018, si sono improvvisamente fermati nel 2019 per poi riprendere con inevitabili ritardi, visto che si sarebbero dovuti concludere nel 2023 mentre il loro completamento non è previsto prima della fine del 2026. Tra le opere principali si annoverano l’elettrificazione di circa 112 chilometri della tratta Sibari-Crotone, la costruzione di 8 sottostazioni elettriche e l’adeguamento della Galleria Cutro. Nel frattempo, sono state molte le stazioni che hanno visto un declassamento in fermate o posti di movimento, a partire dal 2013: Marina di San Lorenzo, Bova Marina, Capo Spartivento, Ferruzzano, Ardore, Gioiosa Jonica, Caulonia, Riace, Squillace, Roccabernarda. A questo si sono aggiunti, negli ultimi mesi, ulteriori disagi in seguito al tragico incidente del 28 novembre 2023, al passaggio a livello del Posto Movimento di Thurio, che ha coinvolto un treno regionale e un camion, con la morte del capotreno, del camionista e 8 feriti. Nel frattempo, per i pendolari proseguono ritardi e disagi quotidiani su una linea vecchia, a binario unico non elettrificato e con i bus sostitutivi da Isola di Capo Rizzuto, Thurio, Roseto Capo Spulico, Policoro-Tursi. In questo caso, oltre al disagio generato nei confronti dei pendolari, bisogna aggiungere l’ enorme potenziale turistico perso, aggravato dall’assenza di un servizio adeguato a causa delle sole due coppie di treni Intercity tra Reggio Calabria e Taranto. Molte fermate, soprattutto nel tratto nord, non hanno ad oggi un servizio ferroviario stabile attivo, neanche d’estate, troppo spesso in ritardo.

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