Calabria
Turismo delle radici: così i discendenti degli emigrati tornano a vivere i borghi cosentini e calabresi
COSENZA – Un fenomeno in continua crescita quello del Turismo delle radici. Vale tanto per la Calabria così come per la Basilicata, due tra le regioni italiane che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX hanno visto una significativa emigrazione all’esterno, soprattutto in altri continenti. Interi nuclei familiari che hanno abbandonato la propria terra in cerca di opportunità economiche e di una vita migliore. E sono proprio i discendenti dei tantissimi migranti, a ripercorrere (al contrario) quello che fecero i loro nonni e i loro padri. Seppur sotto forma di turismo tornano nella nostra regione per riscoprire memorie, storia e identità.
Il fenomeno dei roots tourists: turisti delle radici
Nel rapporto Sud de Il Sole 24 ore di oggi, un ampio focus è dedicato ai cosiddetti “roots tourists” (turisti delle radici). Viaggiano per esplorare le loro origini, la storia della loro famiglia o il luogo di provenienza dei loro antenati. Turisti motivati dal desiderio di scoprire le proprie radici culturali, visitando i luoghi in cui i loro predecessori hanno vissuto, lavorato o sono nati. Esplorano e molto spesso si innamorano delle loro terra di origine decidendo anche di acquistare casa.
“Un fenomeno in crescita – scrive il rapporto Sud – intorno al quale si stanno mobilitando istituzioni e operatori per proporre un’offerta sempre più strutturata. Pioniera del destination marketing legato al richiamo in patria delle comunità di italiani nel mondo, Sonia Ferrari, docente all’Università della Calabria, ha studiato il trend, vagliando bisogni e aspettative dei roots tourist. Dalla sua indagine, condotta insieme a Tiziana Nicotera, ricercatrice presso Unical, è nato il “Primo rapporto sul turismo delle radici in Italia” (Egea editore). «Se è vero che ancora non abbiamo dati statistici sui flussi – spiega Ferrari – siamo però in grado di dire che in molti borghi le presenze dei turisti delle radici sono il doppio rispetto ad altre tipologie. E stanno diventando una leva di sviluppo del territorio, soprattutto in quei centri che rischiano lo spopolamento».
Turismo delle radici: ricadute sociali ed economiche
Qualche settimana fa in occasione di una manifestazione sui vini locali, la docente ha accompagnato in tour un gruppo di danesi: alcuni erano originari di Scigliano, nel cosentino. Hanno fatto tappa a Belsito alle cantine Girolamo Basile sul fiume Jassa, poi hanno visitato il paesino della valle del Savuto. Una di loro ha acquistato casa e un altro del gruppo è in trattative. «la questione non riguarda solo l’industria del turismo, ma ha ricadute importanti sul tessuto sociale, sul rilancio dei borghi e quindi anche sull’economia. Basti pensare agli acquisti dei cosiddetti prodotti nostalgia, in particolare quelli agroalimentari, grazie ai quali il ricordo dei luoghi d’origine si perpetua anche dopo il viaggio», aggiunge Sonia Ferrari.
Il progetto del PNNR 2024 “Anno delle radici italiane”
Anche il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale guarda con attenzione all’evoluzione del trend, tanto da aver sostenuto la pubblicazione del Rapporto redatto da Ferrari e Nicotera, in cui la prima profilazione degli utenti ha riguardato l’Argentina, paese che vanta la più grande comunità di italiani nel mondo. Ma per promuovere concretamente questo nuovo modello di turismo è nato anche un progetto finanziato dal PNNR “Il Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell’Italia post Covid-19”.
Vedrà il coinvolgimento dei Comuni italiani nelle attività previste per il 2024 “Anno delle radici italiane”. Nell’ambito di tale iniziativa, i Comuni potranno organizzare eventi e attività di interesse per gli italiani all’estero e per gli italo-discendenti originari del loro territorio, nonché individuare strutture atte all’accoglienza e soggetti disposti ad aderire al programma di scontistica in favore dei turisti delle radici coinvolgendo i piccoli comuni, con riferimento anche a quelli che contano meno di 5.000/6.000 abitanti. Gli italo-discendenti sono stimati in un bacino di utenza che sfiora gli 80 milioni di persone. Nel 1997 l’ENIT inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%). Nel 2018 il flusso economico in entrata generato dal Turismo delle Radici è stato pari a circa 4 miliardi di euro (+7,5% rispetto all’anno precedente).



Social