Cosenza
“Faenerator”, il racconto dei proprietari della gioielleria, vittime di usura
Un debito di 280 mila euro e un prestito chiesto ad un amico – cliente di 30 mila euro con gli interessi al 17%. Si scopre dall’inchiesta una fidelizzazione dei clienti che per estinguere un debito ne aprono uno nuovo
COSENZA – “Cosenza è piena…ma Cosenza è una città che ci sono strozzini assai e gente sotto strozzo che proprio…che pure con 200 euro non può fare la spesa….ma sono stati gli Statisti….lo fanno impiegati…non è che è solo la malavita che lo fa…hai capito com’è? Una volta lo facevano proprio…”
Questa è una delle tante intercettazioni che riempiono le quasi 100 pagine di ordinanza dell’inchiesta “Faenerator” che ha visto scattare un blitz poco prima dell’alba nei confronti di 14 persone di Cosenza e hinterland. Nell’ordinanza si parla di diffusione a macchia d’olio, sul territorio cosentino, della criminalità interessata ai proventi di usura , una serie interrotta di prestiti a tassi esageratamente usurai, elargiti a soggetti deboli, in condizioni di grave disagio economico, vessati anche con metodi violenti per ottenere la restituzione delle somme lievitate da interessi. E a Cosenza, come ha evidenziato il Procuratore Capo della Repubblica di Cosenza Spagnuolo, l’usura è storica. «Si svolgeva nei marciapiedi vicino al Comune. C’era un signore che vendeva tessuti e quando fu fatta la perquisizione vennero trovati all’interno delle matasse i “conti” della città bruzia, che la gente pagava. Oggi siamo ritornati ad un caso di usura fatta da cosentini nei confronti di altri cosentini secondo una vecchia tradizione e secondo la figura dell’usuraio vecchio stampo negli anni ’80».
LA DENUNCIA DEI PROPRIETARI DELLA GIOIELLERIA
Il racconto delle vittime proprietarie di una delle gioiellerie storiche della città bruzia su fatti risalenti al 2015: “Negli ultimi due anni vista la crisi economica abbiamo accumulato un debito con la concessionaria Rolex di circa 280 mila euro. Il debito iniziò per colpa di un cliente che non pagò l’acquisto di orologi per 70 mila euro. Successivamente si sono accumulati altri piccoli debiti. La Rolex iniziò a chiedere il pagamento anticipato degli orologi per la messa in vendita sul mercato». Secondo le dichiarazioni fatte agli inquirenti, i proprietari chiesero un prestito all’amico e cliente Fernando Patitucci di 30 mila euro il quale acconsentì alla richiesta chiedendo la restituzione della somma prestata più gli interessi di 5 mila euro entro i tre mesi successivi». In più mesi vennero restituiti dieci mila euro e nel contempo Patitucci si recava ad acquistare bigiotteria non pagando l’equivalente in accordo con i proprietari in virtù del prestito pattuito. Ad ottobre del 2016 ci fu la prima richiesta di restituzione del prestito o parte di esso; ma i proprietari non furono in grado di ottemperare all’impegno stabilito. Patitucci continuò pressanti richieste di restituzione del debito fino all’estinzione totale che avvenne a maggio del 2017.
LA CONFERENZA STAMPA
Durante la conferenza stampa a cui hanno preso parte il procuratore capo della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo, l’aggiunto Marisa Manzini, il pubblico ministero Giuseppe Cava titolare dell’inchiesta, il tenente colonnello Piero Sutera comandante provinciale dei carabinieri, il capitano Jacopo Passaquieti, comandante della compagnia cittadina e il tenente Augusto Petrocchi comandante del Norm, gli investigatori che hanno portato a termine le indagini, è proprio il procuratore Spagnuolo ad esternare due riflessioni sul contesto sociale della città bruzia: «Un lavoro investigativo prezioso e perfetto quello portato avanti dall’Arma dei carabinieri della compagnia di Cosenza e un plauso al collega Cava per l’equilibrio e serietà avuti durante l’intera inchiesta.
Probabilmente questa indagine serve a rendere evidente quello che già sappiamo: anche a Cosenza c’è l’altra faccia della luna. Cosenza non è soltanto la movida, il divertimento, l’apparente benessere e la ricchezza ostentata. Probabilmente come tutte le citta di provincia deve dimostrare di essere molto più di quello che è. Questa indagine, invece, ci mostra la miseria, la difficoltà ma non delle persone marginali, dei reietti, ma delle persone che hanno una vita normale ma che non riescono ad arrivare a fine mese ed hanno bisogno di 50, di 100 euro per comprarsi il pane per fare la spesa e che riescono ad andare avanti soltanto ricorrendo al mercato usuraio. E’ un fatto di una gravità spaventosa; questa non è l’indagine dell’usura ai danni dell’imprenditore che si muove per risolvere i problemi dell’azienda; questa è l’indagine dell’usura che vessa il cittadino normale che deve arrivare a fine mese. Noi abbiamo minacce gravissime per non aver saldato un debito di 100 euro di 200 euro. Un fatto estremamente grave. Abbiamo lo spaccato di una società in crisi, in cui la povertà aumenta a dismisura è che solo il falso buonismo borghese tende ad occultare.
L’inchiesta parte da una denuncia precisa di due persone che sono passate da una condizione di relativa agiatezza ad una di gravissima difficoltà economica e noi su questa denuncia siamo riusciti a lavorare ricostruendo un tessuto connettivo che a maglie molto strette si sovrappone a questa città “succhiando il sangue” come è tipico dei fatti di usura. Un fenomeno invasivo in questa città (lo era storicamente ricordando Usura 1 e 2 del 1991 – 92); il reato di usura può essere represso soltanto tramite la denuncia del cittadino. La situazione di debolezza che si crea tra vittima ed usuraio fa sì che la vittima si trasformi, anche secondo meccanismi da sindrome di Stoccolma, in uno strumento attraverso il quale si commettono reati. E’ un sistema di amplificazione che a livello criminale è estremamente grave e preoccupante. Alcune di queste persone vittime di usura hanno altri tipi di problemi con la giustizia, diversi ma riconducibili a al caso in questione
I “CRAVATTARI” SENZA MACCHIA CHE SONO USURAI PER MESTIERE
«Un’attività investigativa estremamente importante perché emergono due dati particolari – dichiara l’aggiunto Manzini-: i profili delle vittime e degli usurai: profili un po’ particolari perché le vittime sono persone che non necessariamente esercitano l’attività imprenditoriale o di commercio ma sono persone che hanno necessità di avere il denaro per sopravvivere. I profili dell’usuraio abbiamo soggetti sicuramente legati a criminalità anche con precedenti penali di una certa rilevanza ma ci sono anche altri soggetti, senza precedenti penali di particolare rilevanza, che hanno deciso “professionalmente” di svolgere questa attività». L’invito al cittadino a collaborare con la giustizia: «Penso che ci sia la necessità da parte di tutti coloro che per un periodo storico sono entrati in questo giro di usura, da cui è difficile uscire perché legati a minacce, a venire da noi: siamo qui pronti ad acquisire tutte le dichiarazioni che vorranno farci per aprire indagini investigative»
LA FIDELIZZAZIONE DEI CLIENTI
A spiegare l’attività di indagine è il pubblico ministero Cava: «L’attività d’indagine si è svolta gran parte sulle dichiarazioni delle vittime e su attività di intercettazioni ambientali e telefoniche e documentali. Almeno in un paio di episodi di usura e estorsione abbiamo registrato in presa diretta l’attività sia della cessione delle somme di denaro sia delle minacce poste in essere da uno degli indagati. Tra gli indagati ci sono personaggi di un certo spessore con precedenti per associazione di stampo mafioso e per omicidio. Sulla collaborazione delle vittime ho riscontrato una collaborazione soddisfacente però, siccome l’attività è stata certosina, abbiamo sentito un numero rilevante di potenziali vittime, in alcuni casi non ho riscontrato una vera collaborazione. Spero che queste operazioni siano un modo per indurre le vittime a denunciare e in fase di indagini a collaborare. Mi ha colpito un altro dato: una sorta di fidelizzazione dei clienti: ci sono degli usurai che hanno posto in essere delle condotte illecite per un lasso temporale rilevante a volte con le stesse vittime che se riuscivano ad estinguere un rapporto pendente poi si ritrovavano nella necessità di richiedere un ulteriore prestito».
“TI FACCIO DAVVERO MALE, TI SCANNO, TI AMMAZZO”
«Il quadro che emerge in maniera netta dalla lettura dell’indagine è sostanzialmente desolante: una diffusione capillare del fenomeno dell’usura con due poli: da una parte i così detti strozzini, 18 per ben 42 episodi che portano avanti le loro attività avvalendosi di intermediari e che soprattutto nel momento più stringente e la necessità di rientrare nel capitale dato in prestito non esistano ad arrivare le minacce molto pressanti – dichiara il tenente colonnello dell’Arma Piero Sutera». «Ci sono dei passaggi in cui uno degli usurai rivolgendosi alla vittima dice ripetutamente in più passaggi “ti faccio davvero male, ti scanno, ti ammazzo”, espressioni assolutamente forti se rapportate a quello che poi è il polo opposto cioè le vittime perfettamente descritte dal Procuratore, nella gran parte dei casi gente comune che deve necessariamente far ricorso a queste somme di denaro per sopravvivere: lo dice bene il Gip nell’ordinanza “si tratta di vittime che ricorrono a prestiti per far fronte alle elementare esigenze di sopravvivenza e a volte anche a livello alimentare”. La parte offesa entra in una spirale da cui non riesce più ad uscire, tanto è vero che come è stato detto si determina una specie di fidelizzazione cioè più prestiti concessi alle stesse vittime creando un meccanismo perverso: più prestiti contratti nel tentativo di uscire dall’uno e dall’altro prestito; la vittima è in una condizione di vero e proprio assoggettamento. I tassi sono stati rilevati in questi 42 episodi oscillano da 10 fino al 100% della somma elargita. E’ sotto gli occhi di tutti che è un giro d’affari di proporzioni ingenti»
PIZZINI, RUBRICHE E ASSEGNI POST DATATI
«Questa notte abbiamo dato esecuzione alla operazione “Faenerator” che trae il nome dal latino “usura” e oltre 100 uomini con l’ausilio anche di unità specializzate tra cui cinofili siamo entrati nelle abitazioni degli indagati sia per eseguire misure cautelari, sia per effettuare delle perquisizioni domiciliari e veicolari che hanno portato ad ottimi risultati – spiega il comandante della compagnia cittadina, il capitano Passaquieti-: abbiamo sequestrato alcuni assegni anche post datati, alcuni pizzini e rubriche dove sono riportati mese per mese delle somme di denaro, almeno così appare, e i relativi interessi. Tutta questa nuova documentazione acquisita dovrà essere oggetto di ulteriore approfondimento.
Conclude Spagnuolo: «Questa è una indagine in progress perché nell’effettuare delle perquisizioni è stato trovato materiale di grande interesse, per cui l’indagine prosegue. “Vogliamo arrivare al Minotauro così da tagliare la testa e risolvere il problema”.



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