Cosenza
No all’intitolazione di una strada a Mario Gualtieri, lo sfogo del figlio
A deciderlo la Prefettura di Cosenza che ha la competenza di autorizzare le modifiche riguardanti la toponomastica. Due le motivazioni: devono essere trascorsi 10 anni dalla scomparsa, oppure deve aver ricevuto meriti in vita
COSENZA – “Da quando non c’è più papà, con amici e fans, ho deciso di condividere tutte le vicende che lo riguardano, perché è giusto che sia così: belle e brutte”. Su Facebook Massimiliano Gualtieri commenta la decisione della Prefettura che ha deciso di non procedere all’intitolazione di Largo Mario Gualtieri.
“La Prefettura ha deciso di anticiparmi il regalo di compleanno. L’iter burocratico dice che – scrive sui social il figlio del cantante cosentino – per l’intitolazione delle strade, vie, vicoli, traverse, piazze, e piazzette con una panchina arrugginita, 2 piante, un alberello quasi passato a miglior vita, una fontana, ed un rudere abbandonato da decenni, bisogna avere 2 requisiti: 10 anni dalla scomparsa, oppure meriti in vita”.
“Quando feci l’iter burocratico, ho fatto un riassunto di ben 5 fogli A4, perché sapevo benissimo che non potevo presentare la domanda per i 10 anni e a dirla tutta, mi consigliò l’impiegato di turno, che bastavano e avanzavano i 5 fogli A4, perché la storia e il lustro che mio padre aveva dato alla sua amata città, lo conoscevano anche le pietre”.
“La domanda passò in Giunta -spiega Max Gualtieri – fu approvata, e fu mandata in Prefettura. Nel frattempo gli amici mi hanno rassicurato ed io, ho iniziato a darmi da fare per l’inaugurazione: volevo fosse una cosa in grande visto l’evento”. “Evidentemente mio padre non meritava quella panchina arrugginita, quelle 2 piante, quell’alberello e quella fontana poggiata su quel rudere abbandonato. Papà – conclude Gualtieri – non amava le forzature, anzi, ma credeva nei riconoscimenti”.
Cosenza però, entro Natale, avrà un murales ad omaggiare il compianto cantante cosentino, sul palazzetto di Casali, realizzato su proposta della consigliera Alessandra De Rosa e grazie al contributo di un imprenditore privato, Federico Morabito dell’Hobby Color e dell’artista Matteo Zenardi.



Social