Calabria
Covid, guarì grazie alla terapia di medici cosentini e catanzaresi: “noi i primi al mondo”
Il paziente venne intubato durante il primo lockdown, guarendo in aprile grazie Ruxolitinib, un farmaco ematologico, considerato oggi uno dei farmaci più efficaci per contrastare i sintomi. Il dottor Francesco Mendicino: “siamo stati i primi al mondo a tentare questa via”
COSENZA – Durante la prima ondata di coronavirus in Calabria medici e biologi cosentini e catanzaresi unirono le loro forze per contrastare i sintomi del contagio e guarendo, in aprile, un paziente intubato, grazie al Ruxolitinib, farmaco ematologico, per contrastare la grave polmonite che determina in molti malati. Oggi è considerato uno dei farmaci più efficaci per ridurre la mortalità da Covid, ma a marzo e aprile in pochissimi scommettevano sul farmaco ematologico, che in pochi conoscono e sono in grado di somministrare correttamente. Un’esperienza inedita che, oggi, si fa racconto (scientifico) su una Frontiers prestigiosa rivista nel campo della scienza, della tecnologia e della medicina.
Mendicino: “siamo stati i primi al mondo a tentare questa via”
A Cosenza e Catanzaro, grazie ad una proficua collaborazione tra onco-ematologi e rianimatori e alla reciproca fiducia tra gli specialisti, si tenta l’impensabile: somministrare il farmaco a un paziente Covid, già intubato a causa delle conseguenze di una gravissima polmonite scatenata dal virus. “Un azzardo? Affatto – precisa il dottor Francesco Mendicino, onco-ematologo – conosciamo bene il farmaco e l’avevamo già somministrato a pazienti Covid positivi, in condizioni gravi, anche se non intubati, con grande successo. Il passo successivo è stato naturale. E quasi obbligato: il paziente si aggravava a una velocità impressionante, era una possibilità che non potevamo negargli. Eravamo guidati da una speranza incrollabile e grandi aspettative determinate dalla nostra osservazione sugli altri pazienti. E non siamo stati delusi”.
“Siamo stati i primi al mondo a tentare questa via – racconta il Dottor Cirino Botta, onco-ematologo – nessuno prima di noi aveva somministrato il farmaco a un paziente intubato. Erano i tempi della prima ondata, la classe medico scientifica non aveva certezze, solo strade sconosciute da intraprendere, alla svelta, ma con la massima attenzione. Sono stati giorni terribili ed esaltanti, in cui ci siamo misurati con l’angoscia di non riuscire a fare in tempo a dare una possibilità di guarigione e la gioia incontenibile di aver salvato delle vite. C’è voluta tantissima disciplina, un’attenzione maniacale ai dettagli, una conoscenza profonda del farmaco, ma anche della malattia per la quale lo abbiamo somministrato in modalità (come si dice in gergo) off label, ovvero fuori dalle indicazioni terapeutiche”.
“Un ringraziamento particolare all’equipe del Laboratorio di Biochimica Clinica e ai medici della Rianimazione del Policlinico di Catanzaro, il Professor Federico Longhini su tutti, che hanno creduto in noi e si sono impegnati a portare avanti questo progetto – conclude il Dottor Mendicino – e un grazie di cuore ad Alessia Indrieri, la nostra biologa di punta, una calabrese doc che lavora da anni per l’Istituto Telethon a Napoli e ha dato un contributo straordinario a questo lavoro con la sua competenza fuori dal comune.”
Il lavoro è dedicato alla memoria di Angelo Bonaventura Ferri, il vigile del fuoco scomparso ad aprile per le complicanze del Covid.



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