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LA LETTERA – “Siamo in mano a persone senza cuore”, la storia di un’anziana all’Annunziata (FOTO)

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LA LETTERA – “Siamo in mano a persone senza cuore”, la storia di un’anziana all’Annunziata (FOTO)

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Ancora un utente insoddisfatto e amareggiato dalla sanità cosentina che ci racconta la storia dell’anziana zia all’ospedale “civile” dell’Annunziata di Cosenza “dove – scrive  – esistono malati di serie A e B”.

 

COSENZA – “L’episodio riguarda mia zia, di 84 anni, una persona lucidissima e che fino a poco tempo fa – scrive il lettore – godeva di ottima salute, ma con l’andare avanti, si sa, il pericolo è dietro l’angolo, visto anche l’avanzare dell’età”. I fatti: “tutto è iniziato giorno 20 ottobre 2017, era venerdì mattina quando mia zia si è sentita malissimo ed avvertiva forti giramenti di testa e problemi respiratori; vedendo questa gravissima situazione, ho chiamato il 118 che ha impiegato ben 25 minuti per raggiungere la sua abitazione (da premettere che di turno era un’associazione del posto) quindi il tempo poteva essere di molto inferiore a quello impiegato”.

“Nel frattempo visto il ritardo dei soccorritori, ho chiamato anche la guardia medica del posto, che è arrivata anche con aria molto seccata e senza degnarsi minimamente di visitare mia zia, in quanto era stata avvertita dai soccorritori dell’associazione giunti sul posto, dell’arrivo dell’auto medica del 118 di Cosenza. Io credo però che un medico vedendo questa situazione secondo il mio modesto parere e secondo il codice deontologico avrebbe non il dovere ma l’obbligo di visitare la paziente invece di… passeggiare per casa“.

“Arrivati sul posto i soccorritori del 118 di Cosenza – prosegue la lettera – constatano che i parametri vitali erano tutti al 50% e considerate le gravi condizioni, decidono di portarla con estrema urgenza nel nosocomio cosentino. Arrivati in pronto soccorso, come al solito, una lunga attesa prima di essere visitata, e dopo ore ed ore, vista la gravità della situazione (come da foto allegate), si decide il ricovero presso l’OBI (Osservazione Breve Intensiva – Struttura Semplice Dipartimentale di Medicina d’Urgenza). Ricovero durato dal 20 al 24 ottobre. Voglio precisare che mia zia, è stata dimessa in pessime condizioni, nonostante io abbia fato notare (come si evince dalle foto) che le sue condizioni non erano buone, e mi riferisco alla gamba che presentava un vistoso ematoma ed un’insufficienza venosa molto visibile ma secondo la loro diagnosi poteva benissimo ritornare presso la propria abitazione”.

“E così l’abbiamo riportata a casa anche se le sue condizioni, non ci sono sembrate poi così buone; sapendo però che in ospedale ci avevano assicurato che non c’era da preoccuparsi, abbiamo continuato ad assisterla per diversi giorni fino al 1 novembre, quando, visto l’aggravarsi delle condizioni della gamba, abbiamo dovuto riportarla in ospedale per essere di nuovo ricoverata a causa di una trombo flebite. Dopo sei giorni, ieri (7 novembre) i medici del reparto hanno deciso che può essere dimessa nonostante la gamba si presenti ancora nelle condizioni che si possono vedere dalle foto”.

“Con questa mia lettera voglio solo far capire che ormai siamo in mano a persone senza cuore e mi sorgono due domande semplici ovvero: se al posto di mia zia ci fosse stato un loro familiare avrebbero adottato lo stesso metodo? Che senso ha dimettere le persone in condizioni precarie per poi farle ritornare in ospedale in condizioni molto più gravi? E lasciatemelo dire con un pizzico di rammarico, bisogna essere fortunati nel momento in cui trovi qualche dottore che ti dia aiuto e inoltre che Dio ci guardi dal cielo e quindi affidarsi alla divina provvidenza”.

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