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Parco archeologico abbandonato: dov’è l’Amministrazione comunale?

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Parco archeologico abbandonato: dov’è l’Amministrazione comunale?

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PALUDI (CS) – Dal 1950 il sito archeologico bretto di Castiglione di Paludi è stato oggetto di esplorazione.

Castiglione costituisce la piana superiore di un colle dai fianchi ripidi ed isolati che ne rendono difficile l’accesso in quanto ai suoi lati scorrono due torrenti, il S.Elia ed il S.Martino-Scarmaci, che confluiscono nel vicino torrente Coserie.Quest’area archeologica, di circa 35 ettari, e’ racchiusa da un’imponente cinta muraria nelle parti piu’ accessibili, ancora oggi e’ visibile in tutta la sua poderosa ampiezza, costruita con blocchi squadrati di arenaria, dotata di porte di accesso e torri a pianta circolare, che rappresentano il piu’ interessante e meglio conservato esempio di architettura militare del Mezzogiorno d’Italia, dopo Siracusa. Nel 2008 la parte acquisita dal Comune di Paludi, circa 16 ettari, e’ stata recintata dall’allora Comunità Montana “Sila Greca” di Rossano con una spesa di 50 mila euro al fine di tutelarla meglio. Purtroppo in questi anni si sono verificati molteplici atti vandalici che hanno danneggiato la recinzione per consentire il pascolo a numerosi animali di varie specie. Ormai sono quasi tre anni che i paletti e la rete in prossimita’ della torre nord non sono stati ripristinati dal Comune di Paludi e si presentano abbassati per alcuni metri in modo che tanti animali (caprini ed ovini) possono entrare sul pianoro, portarsi sulle emergenze archeologiche e produrre danni, e naturalmente pascolare. Anche la rete a fianco del cancello, lato Coserie vicino alla grande porta est, e’ stata eliminata fino al piano di campagna ed anche questa non e’ stata ancora ripristinata. Naturalmente da questo punto accedono numerosi bovini e gli escrementi sui percorsi interni al parco ne confermano la costante e numerosa presenza. E, cosa grave, da questi accessi abusivi, soprattutto questo ultimo, possono entrare ed uscire indisturbati scavatori clandestini e continuare a fare razzia di reperti cercati con calma e trovati anche con le apparecchiature che si portano al seguito. E’ veramente cosa vergognosa il mancato ripristino della rete dopo anni che con pochissimi euro e poco tempo puo’ essere fatto. Tutto cio’ conferma che l’Amministrazione comunale non effettua periodici e sistematici controlli tramite i preposti comunali. Considerata la perdurante situazione e’ necessario che la Soprintendenza Archeologica di Sibari faccia un sopralluogo per verificare lo stato dei luoghi e si pronunci in merito.


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