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Presentato a Roma il nuovo libro di Giorgio Linguaglossa, ”La Filosofia del Tè”
ROMA – La presentazione è avvenuta presso il Salotto di Gioia Battaglia Manacorda, durante la giornata mondiale del libro.
Ha moderato la padrona di casa mentre l’analisi del volume e’ stata affidata a Silvana Palazzo che ha iniziato la conversazione citando uno dei protagonisti del libro, Me Ti, sulla filosofia del tè, diversa da quella del caffè, che però è occidentale; ambedue bevande in grado di orientarci nel mondo. L’allievo chiede a Me Ti se la filosofia del te’ serva ad orientarsi meglio nella poesia. Bisogna imparare. Così parla Me Ti mentre passeggia per il giardino fiorito. Si è all’inizio del volume, ambientato nel passato futuro. L’Autore, sintetizza la Palazzo, intrattiene gli allievi con novelle o parabole, come pillole di saggezza. Secondo la Palazzo il silenzio può essere anche più eloquente della parola, anche se negli scritti di Linguaglossa la metafora ossessiva e’ la parola, che ritroviamo nelle parabole più belle.
Nel passato futuro descritto nel testo appaiono tanti piccoli mondi a se stanti, come la città del riso: dantesca e felliniana fantascienza e mondo incantato, utopia e panopticon, Campanella e Truman Show. La Palazzo continua nelle lettura e nell’esegesi, sul grande metodo, che Me Ti spiega lo si scrive tutti insieme. L’ego e’ We ego. La stessa bellezza va resa democratica. Linguaglossa afferma, dal canto suo, che la felicità forse esiste, ma in questo mondo i problemi rimangono tali perché il cristianesimo sposta la felicità nell’altro mondo. “Io mi sono occupato, riprendendo Heidegger, di autenticità, la proprietà di essere propri, di propria proprietà, che ognuno la interpreta in modo personale. L’autenticità, in questo libro nato per caso, pare assillarci anche nella nostra vita quotidiana. Noi siamo immersi nel problema dell’autenticità. I problemi principali della nostra epoca sono la libertà, la fede, i fondamentalismi religiosi. Allora mi sono inventato a distanza di 2500 anni dall’attacco alle Torri Gemelle di New York un gruppo di filosofi cinesi e ne è venuto fuori questo libro di parabole. Genere letterario che consente di dire cose in modo semplice ma anche con dei sottintesi, dei significati profondi, neanche forse coscienti. Kant scrisse la trilogia perché si era risvegliato da un sonno, concependo le tre critiche. Noi nel sonno pensiamo. Le decisioni della nostra vita le maturiamo allora. Poi durante il giorno operiamo”.
Il libro fissa emozioni che fuggono, come l’amore, che è antitanatos, osserva uno dei presenti, ed altri intervengono, fra brainstorming e dibattito aperto a temi universali, il cosmo, l’antimateria. E’ infine intervenuto il critico Ugo G. Caruso, ospite della serata, a sottolineare la differenza odierna fra occidente e oriente. “I giapponesi si muovono tutti di concerto, il che ne ha debilitato la matrice culturale. In Cina lo sfruttamento dell’uomo, comunista e capitalista, lo ha annullato come individuo, rendendolo schiavo del denaro. Il pericolo è ora la orientalizzazione del mondo occidentale, in senso materialistico, con Il loisir che scompare mentre la tecnologia aliena i rapporti sia nel lavoro che nel tempo libero. La stessa scienza e’ andata e va in direzione del soddisfacimento di bisogni costruiti ed artificiali.”



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